Qualche giorno fa, la multinazionale cinese Alibaba ha ospitato a Shanghai una conferenza sui microchip, tema caldissimo in una Cina che lotta per affrancarsi economicamente dall’Occidente. L’interesse per l’argomento è più che motivato, dato il confronto in corso con gli Stati Uniti su questa tecnologia e la dipendenza cinese dall’import di materie prime. La tecnologia di microchip più rilevante è costituita da Risc-V.
Qualche giorno fa, la multinazionale cinese Alibaba ha ospitato a Shanghai una conferenza sui microchip, tema caldissimo in una Cina che lotta per affrancarsi economicamente dall’Occidente. La conferenza è stata incentrata sulla tecnologia open-source nota come Risc-V. Risc-V è un’instruction set architecture (Isa), un modello astratto di istruzioni che permette il funzionamento dei microprocessori di un computer e di altri dispositivi digitali. Dal 2010 in poi, l’Università della California ha sviluppato la tecnologia Risc-V in ambito accademico; successivamente, nel 2015 la Risc-V è stata diffusa come un’architettura libera, aperta e accessibile a tutti senza bisogno di licenze. Tuttavia, Risc-V necessitava di trovarsi nelle condizioni giuste per crescere digitalmente e il conflitto tra Cina e Stati Uniti ha costituito la spinta per il suo lancio definitivo nel mondo dei microchip.
Per la Repubblica Popolare, la tecnologia Risc-V rappresenta un chiaro vantaggio economico rispetto agli USA: il mercato delle ISA (Instruction Set Architecture), un modello astratto di istruzioni che permette il funzionamento dei microprocessori di un computer e di altri dispositivi digitali, ha trasferito le sue sedi sui suoli statunitense e britannico. E dato che Risc-V è una tecnologia (di nuovo) “libera, aperta e accessibile a tutti senza bisogno di licenze”, a lungo termine il governo di Pechino potrebbe iniziare a rendersi indipendente dalle importazioni straniere e a diminuire l’esposizione a sanzioni occidentali.