Pechino riesuma la tecnologia Risc-V

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Qualche giorno fa, la multinazionale cinese Alibaba ha ospitato a Shanghai una conferenza sui microchip, tema caldissimo in una Cina che lotta per affrancarsi economicamente dall’Occidente. L’interesse per l’argomento è più che motivato, dato il confronto in corso con gli Stati Uniti su questa tecnologia e la dipendenza cinese dall’import di materie prime. La tecnologia di microchip più rilevante è costituita da Risc-V.

Qualche giorno fa, la multinazionale cinese Alibaba ha ospitato a Shanghai una conferenza sui microchip, tema caldissimo in una Cina che lotta per affrancarsi economicamente dall’Occidente. La conferenza è stata incentrata sulla tecnologia open-source nota come Risc-V. Risc-V è un’instruction set architecture (Isa), un modello astratto di istruzioni che permette il funzionamento dei microprocessori di un computer e di altri dispositivi digitali. Dal 2010 in poi, l’Università della California ha sviluppato la tecnologia Risc-V in ambito accademico; successivamente, nel 2015 la Risc-V è stata diffusa come un’architettura libera, aperta e accessibile a tutti senza bisogno di licenze. Tuttavia, Risc-V necessitava di trovarsi nelle condizioni giuste per crescere digitalmente e il conflitto tra Cina e Stati Uniti ha costituito la spinta per il suo lancio definitivo nel mondo dei microchip.

Per quanto riguarda la Repubblica Popolare cinese, nel 2018 la città di Shanghai aveva iniziato ad adottare alcune misure per favorire lo sviluppo di proprietà intellettuali e processori basati sulla tecnologia Risc-V. Ma è soprattutto negli anni successivi che il settore tecnologico cinese si è cominciato a interessare seriamente a questa architettura open-source, anche a causa delle preoccupazioni suscitati dalle restrizioni imposte a Huawei durante l’amministrazione dell’ex presidente statunitense Donald Trump.

Per la Repubblica Popolare, la tecnologia Risc-V rappresenta un chiaro vantaggio economico rispetto agli USA: il mercato delle ISA (Instruction Set Architecture), un modello astratto di istruzioni che permette il funzionamento dei microprocessori di un computer e di altri dispositivi digitali, ha trasferito le sue sedi sui suoli statunitense e britannico. E dato che Risc-V è una tecnologia (di nuovo) “libera, aperta e accessibile a tutti senza bisogno di licenze”, a lungo termine il governo di Pechino potrebbe iniziare a rendersi indipendente dalle importazioni straniere e a diminuire l’esposizione a sanzioni occidentali.

Nata sotto il segno del Toro, è barlettana di origine ma romana di adozione. Dopo aver acquisito il diploma di laurea triennale in Mediazione Linguistica alla SSML “Carlo Bo” di Bari, nel 2020 ha conseguito la laurea magistrale in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali all’Università degli Studi Internazionali di Roma con una tesi in geopolitica, incentrata sul profilo identitario di Hong Kong e sul ruolo che ricopre nel rapporto antagonistico tra Cina e Stati Uniti.
Appassionata di Estremo Oriente da tempo immemore, dal 2019 studia il cinese e si interessa alla strategia di ascesa politica ed economica della Cina a livello internazionale e alle dinamiche di potere che intrattiene con le altre nazioni; un giorno, spera di riuscire a metterci piede fisicamente. Incuriosita dall’ambiente giovanile, stimolante e professionale dello IARI, è entrata a farne parte nell’aprile del 2021 in qualità di membro della redazione “Asia e Oceania”.

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