RAPPORTI UE–UK: IL WINDSOR AGREEMENT COME TAPPA VERSO LA DISTENSIONE

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Fonte immagine: https://it.wikipedia.org/wiki/Conflitto_nordirlandese#/media/File:Map_of_Ireland's_capitals.png

Negli ultimi anni, il fenomeno della Brexit ha comportato l’emergere di numerosi problemi politici, diplomatici e sociali tra l’Unione Europea e il Regno Unito. L’ultimo sviluppo è rappresentato dal recente accordo sulla situazione in Irlanda del Nord, il cosiddetto “Windsor Agreement”. 

Brexit e movimenti populisti

È indubbio che la Brexit abbia svolto un ruolo cruciale nell’ascesa e nella legittimazione dei movimenti populisti in tutta Europa, in quanto simbolo dell’onda di malcontento che ha investito la popolazione. Oltre ad avere avuto un effetto dirompente sul popolo britannico, un impatto significativo è stato avvertito anche sul continente. 

Parallelamente, in molti Paesi europei, “sovranismo” è diventata la parola chiave di diversi partiti politici, sia di opposizione che di governo. Il connubio tra populismo e sovranismo ha prodotto un oltranzismo di alcune posizioni che ha complicato le negoziazioni per un’uscita “soft” dall’Unione Europea da parte del Regno Unito. 

Dal “Protocollo su Irlanda e Irlanda del Nord” al Windsor Agreement” 

A poco più di due anni dalla difficile firma del Protocollo su Irlanda e Irlanda del Nord (2020) tra UE e Regno Unito, e a quasi venticinque dall’Accordo del Venerdì Santo (1998) tra Regno Unito e Repubblica d’Irlanda, il dilemma del confine tra Dublino e Belfast resta attuale. 

L’obiettivo di fondo del Protocollo era quello di evitare un “hard border” di fatto tra la Repubblica di Irlanda e l’Irlanda del Nord, scongiurando, in questo modo, un ritorno al violento periodo di disordini e attacchi terroristici che hanno contraddistinto la vita dell’isola irlandese per almeno 30 anni. L’idea era quella di garantire all’Irlanda del Nord uno status speciale: la permanenza de facto nel mercato unico UE, attraverso l’applicazione delle relative regolamentazioni, e la sua contemporanea posizione di privilegio in qualità di membro del mercato interno del Regno Unito.

L’effettiva attuazione del Protocollo ha, tuttavia, riscontrato numerosi problemi ed è stata motivo di gravi difficoltà politiche, economiche e sociali negli anni in cui è entrato in vigore, soprattutto per la comunità e le imprese nordirlandesi. Queste ultime hanno osservato un sostanziale peggioramento dei propri rapporti economici con il mercato interno del Regno Unito, in violazione delle diverse concessioni che l’Accordo del 1998 assicurava.  

Per superare le diverse problematicità, la formula scelta dal premier inglese, Rishi Sunak, e dalla Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, è stata la sottoscrizione di un general framework che revisiona nella sostanza il precedente accordo. Tale modifica non abroga il Protocollo, assoluta precondizione negoziale dell’UE, ma ne mitiga gli effetti giuridici, attraverso una reinterpretazione formale basata su tre pilastri.   

In primo luogo, la nuova intesa prevede modifiche giuridiche per eliminare la burocrazia e i controlli nell’ambito del commercio interno del Regno Unito. In particolare, per quanto riguarda il commercio tra Inghilterra, Scozia e Repubblica d’Irlanda verranno disapplicate le norme previste dalla legislazione UE e si adotteranno una serie di nuove disposizioni, grazie alla creazione di un sistema ad hoc (denominato “corsia verde”), per il commercio interno al Regno Unito. Come dichiarato dal nuovo leader dei Tory, Rishi Sunak, ciò comporterà che le merci vendute in Irlanda del Nord potranno circolare in maniera più “libera e regolare”. 

In secondo luogo, i prodotti che si sposteranno verso l’UE continueranno ancora ad essere oggetto dei normali processi e requisiti previsti per i Paesi terzi (“corsia rossa”), al fine di salvaguardare le condizioni del mercato unico europeo.

In terzo luogo, l’accordo segna una rottura definitiva con il quadro giuridico e politico che era alla base del precedente Protocollo, con una modifica che fornisce una nuova base di supervisione democratica in linea con i principi dell’Accordo del Venerdì Santo, prevedendo una sorta di “freno di emergenza”. Quest’ultimo, una volta azionato, permetterà al governo britannico di porre il veto sull’applicazione di nuova norma UE in Irlanda del Nord. 

Le conseguenze nel blocco occidentale

Dopo mesi di colloqui e negoziati, l’intesa raggiunta si inserisce in un quadro più ampio di normalizzazione e distensione nei rapporti fra Bruxelles e Londra. Nonostante l’oggetto dell’accordo abbia carattere regionale, il suo valore intrinseco assume una valenza globale. 

L’invasione russa ha comportato un sostanziale sconvolgimento dello scenario geopolitico internazionale che, a sua volta, ha prodotto una rimodulazione delle priorità strategiche da perseguire per i diversi Paesi. La ritrovata cooperazione e il successivo miglioramento delle relazioni tra l’UE e il Regno Unito è frutto della necessaria unità del blocco occidentale in risposta alle conseguenze della guerra in Ucraina.

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