LA CRISI UMANITARIA EVITABILE DELLE POPOLAZIONI YANOMAMI

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Bambino Yanomami ricoverato in ospedale per malnutrizione a Boa Fonte Immagine: Lalo de Almeida/Folhapress

In Brasile è in atto una crisi sanitaria e umanitaria nel territorio Yanomami. La crisi era evitabile, ed anzi, è stata amplificata dalle politiche anti-indigeniste e predatorie del governo Bolsonaro. Con il nuovo presidente Lula si sta aprendo una breccia di speranza per questi territori e per chi li abita.

Il 21 Gennaio 2023, in Brasile il Ministero della Salute ha dichiarato un’ emergenzasanitaria pubblica d’importanza nazionale nel territorio Yanomami.

Nel più vasto territorio indigeno del Brasile secondo un rapporto ministeriale, tra il2018 e il 2022, sono morti 1.285 indigeni, di cui 505 bambini di età inferiore a un anno(numeri che si feriscono al periodo che va da gennaio a settembre 2022 e che quindipossono ancora incrementare).

Il 2020 è stato l’anno con il maggior numero di decessi con un indice di mortalità di10,7 morti per mille abitanti. Se si considera la media nazionale rispetto allo stesso periodo (primo anno di pandemia da COVID) 7,4 morti per mille abitanti, l’indice dimortalità Yanomami supera di tre punti il tasso nazionale.

Le cause di morte sono dovute alla malnutrizione e da malattie prevenibili e quindievitabili.

Le principali ragioni dello scoppio della crisi, che ha avuto una drastica escalationnegli ultimi cinque anni, sono il crollo dell’assistenza sanitaria nazionale eall’aumento dell’invasioni dei territori protetti da parte dei “garimpos”, ricercatorid’oro illegali.

Con la distruzione e l’occupazione delle loro terre, le popolazioni indigene perdono la loro capacità produttiva e di sussistenza. Molti giovani si sono visti costretti a partecipare alla ricerca del minerale in cambio di cibo e armi e le donne sono state abusate e sfruttate sessualmente.

L’utilizzo del mercurio, pericoloso metallo neurotossico, per l’estrazione dell’oro, oltre a inquinare i corsi d’acqua, i terreni, uccidere pesci e selvaggina, ha comportato uno sproporzionato incremento di casi di malattie infettive. Come l’influenza e lapolmonite, morti precoci e malformazioni congenite.

Anche i casi di malaria sono aumentati drasticamente a causa delle condizioni favorevoli della proliferazione di zanzare nelle grandi pozze d’acqua stagnanti, create dai minatori durante gli scavi.

Bisogna evidenziare, che le popolazioni di questi territori (rimaste isolate fino a tempirelativamente recenti) hanno sistemi immunitari particolarmente vulnerabili rispettoalle malattie portate dall’esterno. Quindi, con l’aumento delle invasioni il rischio diammalarsi diventa sempre più alto. In questo scenario, le carenze del servizio sanitario pubblico hanno aggravato eaccelerato la drammatica situazione in cui oggi la popolazione Yanomami s’incontra.

Nel rapporto del ministero si legge “Allarmanti sono le segnalazioni di difficoltà di accesso alle forniture sanitarie per la cura di questa popolazione, di danni alle postazioni sanitarie e di insicurezza nella permanenza in loco delle équipe sanitarie acausa della presenza illegale di minatori nel territorio”.

La deforestazione e le appropriazioni illecite delle terre protette sono fenomeni dasempre presenti in Brasile. Tuttavia, il governo Bolsonaro ha incentivato edesacerbato le violazioni. Con le sue politiche apertamente anti-indigeniste e favorevoli all’apertura e allo sfruttamento dei territori protetti, Bolsonaro è stato il primo presidente dellaRepubblica a non delimitare nessuna terra indigena.

Il monitoraggio effettuato dalla Hutukara Associação Yanomami (HAY) indica unacrescita cumulativa del 309% della deforestazione associata al garimpo tra ottobre 2018 e dicembre 2022.

Lo smantellamento amministrativo, attuato dal governo, dei principali organismi dicontrollo ambientali e indigeni. Attraverso il trasferimento delle principali carichedelle organizzazioni a personale militare non specializzato. Ha comportato la perdita di capacità di azione in aree sensibili indebolendo la supervisione, l’azione e le politiche di tutela e prevenzione di agenzie come la Funai, l’Ibama e il Segretariato Speciale per la Salute Indigena (Sesai).

Lasciato spazio e incoraggiato la criminalità ambientale e la sua regolarizzazione, in particolare l’estrazione illegale negli IL. Inoltre, durante la gestione della pandemia da COVID-19, Bolsonaro, ha posto veti supiani di emergenza e leggi che prevedevano misure di tutela delle comunità indigene.Come l’obbligo di garantire l’accesso all’acqua potabile e a materiali igienici, e la fornitura di emergenza di letti ospedalieri e unità di terapia intensiva.

Il presidente ha anche ignorato le sentenze della Commissione internazionale dei diritti umani e della Corte interamericana dei diritti umani che richiedevano misureprecauzionali per proteggere le comunità dalla pandemia.

Nel 2022, il Ministero della Salute ha esaurito la clorochina per curare i casi di malaria tra le popolazioni indigene dell’Amazzonia. Questo poiché, il governo, nonostante l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e gli scienziati nerespingano l’uso, aveva distribuito e raccomandato il farmaco per curare il Covid-19. Oggi, in uno dei paesi che produce più cibo al mondo e in uno dei luoghi più fertili ericchi di risorse alimentari, le popolazioni locali che vivono da millenni questi territorimuoiono di fame.

In base agli standard d’indifferenza e distruzione che hanno colpito l’Amazzonia e i suoi abitanti, le prospettive future per gli indigeni e le loro terre non sono delle piùprospere. Ciò nonostante, un miglioramento concreto potrebbe concretarsi con il nuovopresidente del Brasile, Lula Ignazio da Silva.

Attenzione, quando si parla di miglioramento concreto non ci si riferisce alla fine dell’estrazione e deforestazione illegale. Infatti, come si è detto, questi fenomeni sonoaltamente radicati nel paese e la domanda globale dei territori e delle risorseamazzoniche è in continuo aumento.

Tuttavia, una politica di denuncia, criminalizzazione, controllo e tutela potrebbe rendere più complesso e rischioso il lavoro dei garrimpos e di coloro che hannointeressi in Amazzonia, disincentivandolo.

Il nuovo governo sembra andare verso questa direzione. Per la prima volta nellastoria del Brasile, è stato creato un Ministero dei Popoli Indigeni, che integrerà anchela Fondazione Nazionale Indigena (Funai). Come primo ministra è stata nominata Sônia Guajajara rappresentante e leader indigena.

Lula ha apertamente criticato e condannato pesantemente gli atti di Bolsonaro il quale ha sempre negato la presenza di una crisi umanitaria e ambientale. Il nuovo governo ha da subito priorizzato e messo in atto un piano per cercare dieliminare l’estrazione illegale e far fronte ai bisogni delle comunità Yanomami.

Verrà anche presentato all’OMS una risoluzione per garantire a livello internazionalelo sviluppo sostenibile, la conservazione dell’Amazzonia e il diritto alla salute.

A fine gennaio, la Corte suprema federale (STF) del Brasile ha aperto un’indagine per indagare sulla possibile partecipazione di Jair Bolsonaro e altre autorità del suogoverno per possibili crimini di genocidio, disobbedienza, violazione del segretogiudiziario e crimini ambientali relativi alla vita, alla salute e alla sicurezza di variecomunità indigene.

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