AUTORITARISMO DILAGANTE: IN NICARAGUA PRIVATI DELLA CITTADINANZA 94 OPPOSITORI

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La deriva del potere verso le mani di Daniel Ortega in Nicaragua prosegue, e prende tratti sempre peggiore. L’ultima azione del governo Ortega, che rimarca e solidifica il regime in atto nel Paese latinoamericano, è la condanna 94 oppositori politici e li priva della cittadinanza. Il principale responsabile del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti per l’America Latina, Brian Nichols, ha condannato la revoca della nazionalità dei 94 nicaraguensi

Daniel Ortega è saldamente al potere del Nicaragua dal 2007, e tra qualche falsa e controversa elezione e provvedimenti che hanno incentrato autorità verso il Presidente, sono aumentate esponenzialmente azioni repressive ed una progressiva cancellazione della democrazia. L’acutezza dell’avanzata autoritaria dell’esecutivo Ortega è iniziata particolarmente nel 2018, quando moltissime proteste antigovernative di massa sono state represse violentemente dalle forze di sicurezza nicaraguensi. Nel novembre 2021 invece, in vista delle elezioni presidenziali, le autorità avevano prontamente arrestato sette potenziali candidati dell’opposizione e messo in carcere centinaia di persone appartenenti a gruppi non governativi accusati di percepire finanziamenti stranieri e di usarli per destabilizzare il governo. Da questi episodi sono migliaia le persone  fuggite, chi in esilio e chi invece per la propria sicurezza e ricerca di un posto migliore. La frenetica e furiosa caccia agli oppositori è stata una costante degli ultimi cinque anni in Nicaragua, e qualche settimana fa si è aggiunto un nuovo capitolo.

Lo scorso febbraio il governo Ortega ha rilasciato e successivamente espulso negli Stati Uniti 222 oppositori incarcerati, i quali sono stati privati a vita della nazionalità e dei diritti politici. Questi 222 hanno ricevuto il consenso e protezione statunitense per due anni, mentre la Spagna ha offerto agli esuli la cittadinanza. Sei giorni più tardi un tribunale nicaraguense, ovviamente dietro spinta governativa, ha giudicato altre 94 persone come “traditori della patria” per aver criticato il presidente Ortega. Le accuse sono quelle di diffusione di notizie false e cospirazione pericolosa per l’integrità nazionale. Il provvedimento, annunciato dal presidente della Corte d’Appello della capitale Ernesto Rodriguez, oltre a privare le 94 persone della cittadinanza per tutta la vita, dispone che i loro beni immobili e le società siano confiscati e trasferiti “a favore dello Stato del Nicaragua”. Tolta anche la possibilità di ricoprire cariche elettive nel Paese. I condannati saranno quindi costretti a lasciare per sempre il Nicaragua, mentre qualcuno di loro l’aveva già fatto tempo addietro. 

Tra i 94 colpiti dal provvedimento vi sono giornalisti, scrittori, attivisti sociali, politici, religiosi e difensori dei diritti umani. Tra le figure accusate troviamo: il vescovo cattolico Silvio Báez, l’attivista per i diritti Vilma Núñez, il giornalista Carlos Fernando Chamorro e il celebre scrittore e politico nicaraguense Sergio Ramírez, vincitore in Spagna del Premio Cervantes per la letteratura nel 2017. 

Immediate sono state le reazioni, ovviamente negative. L’Unione europea ha esortato il governo di Managua a “revocare immediatamente” le misure annunciate contro 94 dissidenti e a “cessare le persecuzioni e le rappresaglie contro i dissidenti ei difensori dei diritti umani”. “L’articolo 15 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo protegge il diritto di ogni individuo alla nazionalità e ne proibisce la privazione arbitraria”, ha affermato in una nota il portavoce per gli Affari esteri e la Sicurezza, Peter Stano, sottolineando che “tali azioni sono ingiustificabili e rischiano di approfondire l’isolamento internazionale del Nicaragua”. 

Anche l’ONU fa eco all’UE, dicendosi “allarmata” dall’operato Ortega, chiedendo rispetto per i diritti umani. Sulla questione il portavoce della Nazioni Unite, Stephane Duharric, ha rivendicato il diritto alla nazionalità sancito dalla Dichiarazione universale dei diritti umani e ha affermato che “nessuno dovrebbe essere arbitrariamente privato della propria nazionalità”, oltre a condannare “le persecuzioni o le rappresaglie contro i difensori dei diritti umani o i critici” del governo. In tal senso il governo nicaraguense sta violando il trattato sottoscritto dai Paesi ONU, tra cui vi è anche il Nicaragua, del 1961 che afferma che i governi non possono privare le persone della propria cittadinanza per motivi razziali, etnici, religiosi o politici.

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