I dodici punti di Pechino

3 mins read

A un anno dallo scoppio della guerra in Ucraina, Pechino ha presentato un piano di dodici punti al fine di conseguire finalmente il “Cessate il fuoco” in Ucraina. Tuttavia, le reali intenzioni dei cinesi riguardo al loro intervento in questa guerra rimangono ancora poco chiare.

“Insieme sosteniamo il multipolarismo e la democratizzazione nelle relazioni internazionali”, ha dichiarato il capo della diplomazia del partito Comunista Wang Yi durante la visita a Mosca avvenuta il 22 febbraio. In quell’occasione, Wang ha incontrato il Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, asserendo che l’augurio derivato da quest’incontro è che “tutte le parti continuino a creare le condizioni per il dialogo e il negoziato, trovando modalità efficaci di soluzione politica”.

Durante il colloquio, Wang e Lavrov hanno annunciato che “l’obiettivo di un interscambio commerciale da 200 miliardi di dollari sarà raggiunto prima del previsto”. Il diplomatico cinese ha ribadito che i rapporti fra i due Paesi “hanno resistito” ai cambiamenti e alle ingerenze internazionali; ha affermato che la Cina “è pronta ad approfondire la fiducia politica reciproca e la cooperazione strategica” con Mosca e che i due Paesi sostengono relazioni internazionali “democratiche e multipolari”.

E, secondo quanto è stato dichiarato da Lavrov, “le relazioni russo-cinese si sviluppano progressivamente, raggiungendo nuove frontiere”.

In seguito a quell’incontro, la Repubblica Popolare ha pubblicato un piano di pace costituito da dodici punti. In questi dodici punti, il governo di Pechino ha invitato al “cessate il fuoco” in Ucraina, al dialogo, a non espandere e a non rafforzare i blocchi militari e a rispettare la sovranità di tutti i paesi.

Questo testo, però, è piuttosto ambiguo: in primis, perché nel primo punto si richiede di rispettare rigorosamente la sovranità delle nazioni e il diritto internazionale; tuttavia, nel secondo punto, la Cina sostiene la tesi secondo la quale un blocco (la Russia) stia cercando di aumentare la propria sicurezza a discapito di un altro “rafforzando o espandendo i blocchi militari”.

Gli ultimi punti del piano descrivono la ferma posizione della Cina contro lo sviluppo e l’uso delle armi militari, biologiche e, soprattutto, atomiche. Inoltre, descrivono la necessità di facilitare le esportazioni di cereali dall’Ucraina, di mantenere le catene industriali di approvvigionamento e di contribuire alla ricostruzione post-bellica del paese martoriato dalla guerra.

In secundis, questi dodici punti non forniscono dettagli sull’effettiva realizzazione di questo piano di pace, né fa comprendere quali possano essere le basi negoziali di questa pace.

Nata sotto il segno del Toro, è barlettana di origine ma romana di adozione. Dopo aver acquisito il diploma di laurea triennale in Mediazione Linguistica alla SSML “Carlo Bo” di Bari, nel 2020 ha conseguito la laurea magistrale in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali all’Università degli Studi Internazionali di Roma con una tesi in geopolitica, incentrata sul profilo identitario di Hong Kong e sul ruolo che ricopre nel rapporto antagonistico tra Cina e Stati Uniti.
Appassionata di Estremo Oriente da tempo immemore, dal 2019 studia il cinese e si interessa alla strategia di ascesa politica ed economica della Cina a livello internazionale e alle dinamiche di potere che intrattiene con le altre nazioni; un giorno, spera di riuscire a metterci piede fisicamente. Incuriosita dall’ambiente giovanile, stimolante e professionale dello IARI, è entrata a farne parte nell’aprile del 2021 in qualità di membro della redazione “Asia e Oceania”.

Latest from ASIA E OCEANIA