Il discorso dello Zar: che cosa l’orazione di Putin ci ha detto sull’opinione pubblica russa

5 mins read
Fonte immagine: Radio Free Europe

Il 21 Febbraio, il Presidente Vladimir Putin ha indirizzato un discorso alla Federazione Russa. In questo discorso Putin ha nominato diverse questioni, tra cui la condizione interna al Paese, nel tentativo di rassicurare l’opinione pubblica sull’andamento dell’ “operazione speciale” in Ucraina. 

Durante il discorso rivolto alla nazione, il Presidente Putin si è rivolto all’opinione pubblica russa al fine di rassicurare i russi che, nel conflitto in Ucraina, la Russia è dalla parte della ragione. Il discorso è iniziato con una narrazione particolarmente accusatoria nei confronti dell’Occidente, il quale si aspettava un crollo russo fin dall’inizio dell’ “operazione speciale” e il quale sta portando avanti una guerra culturale contro la Russia.

Successivamente, il Presidente Putin ha parlato della mobilitazione, del fatto che ci sarebbe stata una chiusura dei confini, che l’operazione speciale non si fermerà, continuando invece in modo sistematico. Ha menzionato come Kyiv continui ad essere un obiettivo militare in quanto, precedentemente al conflitto, si voleva dotare di sistemi nucleari, rappresentanti di una minaccia all’esistenza della Russia. Vladimir Putin ha inoltre aggiunto che l’appoggio militare della Bielorussia è sempre pronto. 

Dopo aver parlato del fatto che la Russia non stia combattendo in Ucraina contro gli ucraini, bensì  contro i nazisti che ne governavano il Paese, Putin ha dichiarato di aver sospeso l’unico accordo che la Russia possedeva con gli Stati Uniti, ossia il New START (Strategic Army Reduction Treaty), trattato sulla riduzione degli armamenti nucleari. Forse non è stato un caso: la dichiarazione avviene esattamente la mattina dopo della visita a sorpresa (che poi a sorpresa non era) del Presidente americano Joe Biden a Kyiv. La conseguenza di questa decisione è semplicemente quella di sottolineare come, se gli Stati Uniti decidessero di avanzare test nucleari, la Russia non sarà da meno. 

Il discorso alla nazione di Putin del 21 febbraio è stato sicuramente forte, tuttavia, una parentesi piuttosto lunga è stata rivolta alla condizione interna del Paese, soprattutto quella economica. All’interno di questa digressione, è stata menzionata la capacità multietnica russa, che è stata definita unita. Tuttavia, la menzione delle minoranze può essere risultato come un auto gol, uno sgambetto che forse è indice della debolezza che Putin possiede da parte dell’opinione pubblica interna al Paese.

Con questo discorso si sono notate due opinioni pubbliche: quella di Mosca e quella delle periferie. Il primo tipo riguarderebbe un tipo di cittadino abbastanza sottomesso alla propaganda del governo. Dall’altro lato invece, abbiamo un tipo di opinione pubblica il quale sta percependo fortemente che tutto quello che sta succedendo in Ucraina non è una semplice “operazione speciale” ma qualcosa di più. Il motivo riguarda il fatto che la maggior parte delle mobilitazioni sono state sostenute da arruolamenti di persone delle zone povere del Paese, come ad esempio il Daghestan.

Il Daghestan è la zona dove sono stati compiuti più arruolamenti rispetto ad altre aree del Paese. Infatti, diverse proteste sono avvenute contro di esse. Come nel settembre 2022, quando diversi dissidenti hanno avanzato rivolte anti-mobilitazione, ardemente soppresse dalle forze di polizia russe. 

Forse a ritorcersi contro Putin è stata proprio la durata del conflitto in Ucraina, che probabilmente lo costringerà a fermarsi prima di ottenere ciò che vuole. Di fatto, l’Occidente sta continuando a fornire aiuto all’Ucraina per prima di tutto permettere il logoramento dell’opinione pubblica interna russa che, sebbene represso qualsiasi tentativo di opposizione, scricchiola. Probabilmente la decisione di continuare l’”operazione speciale” sta iniziando ad avere degli effetti negativi nella gestione della propaganda interna. 

Valentina Topatigh, nata a Udine classe 1997. Dopo la maturità linguistica, ha ottenuto la Laurea Triennale in Scienze Politiche alla Statale di Milano, con tesi in diritto pubblico comparato sulla mozione di fiducia e sfiducia nei rispettivi ordinamenti di Germania e Spagna. È attualmente tesista per il master in International Law and Global Governance alla Tilburg University nei Paesi Bassi. Contemporaneamente ai suoi studi è anche membro della redazione America Latina per lo IARI.

Latest from RUSSIA E SPAZIO POST SOVIETICO