Per la prima volta dalla crisi dei palloni-spia, Cina e Stati Uniti sono tornati a parlarsi e l’hanno fatto in modo velato nel contesto della Conferenza sulla Sicurezza di Monaco.
La Munich Security Conference (MSC 2023) è terminata nella giornata di ieri 19 febbraio. È stato un fine settimana pieno di incontri e discussioni evidentemente sulla questione della guerra in Ucraina. A lato delle luci della ribalta, tuttavia, si svolto un incontro tanto silenzioso quanto più cruciale.
Il Segretario di Stato USA Antony Blinken e il Direttore dell’Ufficio della Commissione Centrale per gli Affari Esteri, Wang Yi, hanno colto l’evento in Germania per svolgere un primo faccia a faccia dopo il periodo di tensione per la vicenda dei palloni spia.
Da quando ad inizio mese era stato individuato un oggetto volante non identificato sopra i cieli statunitensi, e poi rivelatosi un pallone aerostatico cinese, la tensione tra i due giganti si gonfiata repentinamente.
Inizialmente silenziosa, per imbarazzo o temporeggiamento, Pechino ha poi ammesso le sue colpe: «It is a civilian airship used for research, mainly meteorological, purposes. Affected by the Westerlies and with limited self-steering capability, the airship deviated far from its planned course. The Chinese side regrets the unintended entry of the airship into US airspace due to force majeure. The Chinese side will continue communicating with the US side and properly handle this unexpected situation caused by force majeure».
Ciononostante, Washington non si è accontentata e ha reagito con toni forti, sull’onda delle teorie della minaccia alla sicurezza nazionale – fini ad arrivare ad abbattere il pallone spia quando ormai si trovava vicino alle coste del Sud Carolina, per ordine del Presidente Biden.
La Cina aveva così definito come “assurda e isterica” la reazione della Casa Bianca, criticando la vicenda come un abuso dell’uso della forza, insistendo sul fatto che si trattasse di uno strumento civile e non militare ad essere stato fatto a pezzi.
Proprio Wang Yi, alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco, pochi giorni fa, ha affermato: «This behaviour in unimaginable and borders on hysteria. It is one hundred percent an abuse of force». It is a clear violation of international practice, especially the Chicago Convention».
L’allsusione di Wang Ti è riferita alla Convenzione sull’Aviazione Civile Internazionale, che dal 1944 regola gli standard di diritto internazionale per gli aeromobili e lo spazio aereo. In particolare, ll’Articolo 1 viene riconosciuto che «every State has complete and exclusive sovereignty over the airspace above its territory»; in aggiunta all’Articolo 3 (c) viene anche ribadito che «no state aircraft of a contracting State shall fly over the territory of another State or land thereon without authorization …».
Tuttavia, vige l’eccezione di deroga all’autorizzazione in cui un aeromobile può sorvolare lo spazio aereo di un altro paese in caso di pericolo o per forza maggiore. Ecco, dunque, che si apre lo spazio alle interpretazioni divergenti: la Cina sostiene da un lato che il pallone aerostatico si trattasse, in primis, di un aeromobile civile e, in secundis, in stato di dissesto per causa di forza maggiore.
Dall’altro lato, invece, non ci sono vere e proprie prove della situazione problematica dello strumento in questo e, pertanto, gli USA hanno deciso per optare all’abbattimento.Oltre alla distruzione fisica dell’oggetto, Washington ha anche già sanzionato ben sei compagnie aereospaziali cinese impegnate nello sviluppo di programmi per palloni spia.
Questo quindi il contesto dietro all’incontro in Germania tra Blinken e Wang Li, tenutosi secondo The Washington Postin una località segreta e lontana dai riflettori e dai media per potersi meglio confrontare e magari riuscire a sciogliere qualche nodo.
Durante il faccia a faccia, i due diplomatici di alto profilo delle due potenze avrebbero avuto modo di discutere su una serie di questioni che hanno recentemente portato le relazioni diplomatiche tra Pechino e Washington a livelli bassi.
Da quanto si può evincere anche dal comunicato stampa del Dipartimento di Stato americano, sulla questione dei sistemi di spionaggio ad alta quota, Blinken avrebbe espresso come un simile fatto non debba più avverarsi e che gli USA si riservano ogni reazioni ad eventuali prossime violazioni della propria sovranità. A questo riguardo, la posizione di Wang Yi sarebbe rimasta la stessa che “pubblica” durante l’MSC23.
In seguito, i due non hanno potuto non discutere sulla guerra in Ucraina. Blinken avrebbe i moniti della Casa Bianca sulle implicazioni e sulle conseguenze di un pericoloso supporto della Cina alla causa russa tramite rifornimenti materiali o assistenza all’evasione delle sanzioni occidentali.
D’altra parte, il Segretario di Stato avrebbe reiterato la posizione americana all’annosa one China policy – sottolineando l’importanza del mantenimento della pace e della stabilità nello stretto di Taiwan.Si conclude con un riconoscimento alla necessità di dialogo tra i due paesi: «we do not want conflcit with the PRC and are not looking for a new Cold War».
Dunque, il faccia a faccia tra Blinken e Wang Yi sembra aver permesso una minima apertura delle valvole per far diminuire la pressione nei tubi della diplomazia. Sia chiaro, l’importanza di questo banale incontro e limitato incontro non deve essere ricercata in una eventuale verità nascosta o accordo storico raggiunto (perché non la troverà).
L’importanza è proprio la banalità del faccia a faccia. Entrambe le parti sono state disposte a spendersi per ritrovarsi in un medesimo luogo in presenza e parlare, senza alcuna intermediazione, bensì direttamente: per l’appunto faccia a faccia.
Ma quindi che è successo? Niente di storico, nessun accordo (nel senso stretto della parola) o nessun stravolgimento. Tuttavia, sono proprio questi banali e anonimi incontri – in cui si mostra la volontà e la disponibilità di mettersi a parlare con l’altro, faccia a faccia – attraverso i quali si può arrivare a costruire qualcosa di più grande.
La potenza di questa banalità, a maggior ragione, uno la può cogliere probabilmente anche dai profili per niente banali dei due colossi coinvolti: il Segretario di Stato da un lato, e l’ex ministro degli Esteri della RPC dall’altro. Non cose da niente insomma.
Adesso, comunque, la palla passa a Pechino, dopo l’annuncio da parte del Ministro degli Esteri Tajani (su informazione conferitagli proprio da Wang Yi) che, in vista del prossimo 24 febbraio, anniversario dell’inizio dell’invasione russa in Ucraina, il Presidente cinese Xi Jinping avrebbe intenzione di tenere un “discorso di pace”. Non resta che aspettare.