Nel 2022, in seguito all’invasione russa dell’Ucraina, la tensione tra Giappone e Russia è aumentata e la disputa sulle Isole Curili o Chishima ha ripreso rilevanza. Il 7 febbraio il Primo Ministro giapponese, Fumio Kishida, nel corso di un evento tenutosi a Tokyo in occasione del 168° anniversario del Trattato di Shimoda, ha rilasciato dichiarazioni confermando l’intenzione del governo giapponese di dare priorità alla questione e alla riapertura del dialogo diplomatico con Mosca.
Cenni storici
Da 77 anni il governo di Tokyo rivendica il controllo delle isole di Etorofu, Kunashiri, Shikotan e Habomai, che sono parte della catena delle Isole Curili o Chishima, la quale si estende tra Hokkaido e l’estremità meridionale della penisola russa della Kamchatka. Queste terre emerse vengono storicamente identificate dai giapponesi con il nome di “Territori del Nord”. Tuttavia, sono presidiati dalla Russia, che ha occupato il territorio per costruire infrastrutture militari strategiche dal 1945.
Dalla dichiarazione congiunta, che pose fine allo stato di guerra tra Tokyo e Mosca nel 1956, fino ad oggi, nonostante lunghe trattative diplomatiche, non è stato possibile trovare un accordo definitivo in grado di risolvere la controversia territoriale e diplomatica.
La rilevanza geostrategica
La questione delle Isole Curili o Chishima ruota attorno a diversi trattati internazionali (Trattato di Shimoda, San Pietroburgo, Portsmouth, Yalta, Potsdam e San Francisco) e alle posizioni espresse nel tempo dall’apparato diplomatico giapponese e da quello russo. Tuttavia, la centralità di tale disputa è determinata da fattori geopolitici che ne impediscono una risoluzione in tempi brevi.
In primo luogo, l’arcipelago è importante da un punto vista difensivo/offensivo tanto per la Russia quanto per il Giappone. Gli stretti dell’arcipelago[i], infatti, svolgono la funzione di porta di accesso all’Oceano Pacifico; perciò, chi ne ha il controllo ha il potere di permettere o interdire il transito da e verso quest’ultimo.
In secondo luogo, le isole offrono un potere di proiezione militare a cui nessuno dei due paesi è disposto a rinunciare, nonostante le loro dimensioni siano trascurabili. Non stupisce allora che Mosca, tra il 1 e 7 settembre, abbia svolto le proprie esercitazioni militari nella Russia orientale (“Vostok-2022”), risvegliando la preoccupazione del Giappone.
In terzo luogo, le isole sono circondate da ricche zone di pesca e si ritiene che abbiano riserve offshore di petrolio e gas, nonostante si tratti di speculazioni. Inoltre, sono stati trovati rari depositi di renio vicino al vulcano Kudriavy su Etorofu, che è un materiale utile per la produzione di catalizzatori per il settore idro-carburi e di leghe resistenti usate nel settore dell’aviazione.
Infine, con lo scoppio della guerra in Ucraina nel febbraio 2022 e in seguito alle sanzioni “tit for tat” tra Occidente e Russia, Mosca ha annunciato nel settembre 2022 l’annullamento di un accordo di lunga data che consentiva agli ex residenti giapponesi delle isole di visitarle senza visto. Una scelta che ha scatenato la protesta diplomatica di Tokyo e ha ulteriormente allontanato le prospettive di riavvicinamento tra i due Paesi.
Proteste, bandiere e sforzi
In passato, la questione delle Isole Curili o Chishima è stata motivo di diversi incidenti e proteste, in particolare in Giappone, dove ci sono ancora 5.322 ex isolani che erano stati espulsi all’indomani della Seconda guerra mondiale.
L’ultima protesta è avvenuta lo scorso 7 febbraio, in occasione d el 168° anniversario del Trattato di Shimoda,quando un gruppo di manifestanti si è riunito davanti all’ambasciata russa a Tokyo per attirare l’attenzione della comunità internazionale e protestare contro l’”occupazione illegale” dell’arcipelago, come è stata definita nella dichiarazione di condanna del Governo giapponese contro la Russia.
Sebbene alcuni manifestanti abbiano sventolato la bandiera ucraina e il commento del primo ministro Fumio Kishida si avvicini al primo anniversario dell’inizio della guerra in Ucraina, l’approccio diplomatico adottato dal governo giapponese appare un serio monito, seppur coerente con una politica di dialogo.
Utilizzando il termine “occupazione illegale” (che non veniva utilizzato dal 2018) è probabile che il Premier Fumio Kishida abbia voluto rendere ancora più evidente l’attuale stato di congelamento delle relazioni bilaterali russo-giapponesi, senza però voler compromettere definitivamente gli sforzi diplomatici volti alla riapertura delle trattative. Di fatti, non si è parlato di richieste giapponesi di restituzione, ma solo degli sforzi per riaprire i negoziati e risolvere la questione dei visti. E’ quindi verosimile che tale problematica continuerà ad essere al centro del dialogo “congelato” tra Russia e Giappone sulle isole Curili o Chishima in una prospettiva di medio-lungo termine.
[i] Un numero esiguo di tali stretti è sotto controllo russo, mentre tutti gli altri sono sotto il controllo di paesi stranieri.