Nel giugno 2019 l’Unione Europea e il Mercado Común del Sur (Mercosur), hanno raggiunto un accordo commerciale dopo quasi 20 anni di negoziati. Da quel momento l’intesa si è arenata, subendo svariati rallentamenti. Ad oggi l’argomento è tornato prepotentemente, vista la situazione e contesto internazionale, la necessità di avere relazioni commerciali ed in parallelo un ruolo geopolitico importante è fondamentale. A questo bisogno non si esime nemmeno l’Europa che ora è tornata a guardare verso l’America Latina ed il Mercosur con rinnovato ed insistente interesse.
Partendo dal Vecchio Continente la ratifica del Acuerdo de libre comercio Mercosur – Unión europea in gestazione dal 2019, sarebbe un vantaggio per entrambe le economie in gioco, visto e considerato che l’Unione Europea è già il principale partner commerciale e di investimento del Mercosur, con oltre 45 miliardi di euro in beni esportati dall’UE verso l’area. Come ovvia sfumatura a beneficiare di un intesa e cooperazione economica sarebbero anche i rapporti politici, di relazione internazionale e tematiche geopolitiche. Altro dettaglio molto importante è che i Paesi latinoamericani non sono proverbialmente aperti o facili nel farlo in blocco, e in questo caso l’Europa potrebbe godere del vantaggio di essere la prima a beneficiare dell’apertura in gruppo dell’America Latina. Infine un eventuale riuscita del Acuerdo, diverrebbe uno strumento politico che, promuovendo dialogo e cooperazione, suggellerebbe un’alleanza strategica tra due regioni tra le più allineate al mondo in termini di interessi e valori. Inoltre l’unione tra UE e Mercosur sarebbe il più grande blocco commerciale al mondo, il più ampio mai concluso dall’Europa, ed il primo a livello globale per gli Stati latinoamericani del Mercado Común del Sur.
Ovviamente vi sono delle criticità ed ostacoli che hanno portato l’Unione a rallentare il processo di ratifica dal 2019 ad oggi, ed una su tutte è la questione climatica ed ambientale. Va specificato che l’entrata in vigore dell’accordo necessita della conferma a livello nazionale di tutti i Paesi coinvolti, e ci sono Paesi europei che non credono nelle promesse dei Paesi latinoamericani sull’impegno della protezione dell’ambiente. Per quanto riguarda il blocco Mercosur, la ratifica spetta i soli Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay, ovvero gli Stati membri. Esclusi dal veto invece gli Stati associati Bolivia, Cile, Perù, Colombia, Ecuador e Venezuela.
In prima linea dall’Europa preoccupati che questo accordo non farebbe altro che esasperare la crisi climatica e ambientale, vista la poca abnegazione degli Stati sudamericani sul tema e con la possibilità che i livelli di deforestazione potrebbero aumentare a seguito di un intensificarsi dei traffici commerciali, vi sarebbero la Francia, l’Austria, Polonia, Irlanda, Lussemburgo e Belgio su tutti. In realtà i timori e freni che ostacola la ratifica del Acuerdo sono diversi e non tutti arrivano dall’UE.
Un esempio di diverso ostacolo alla ratifica è la preoccupazione degli agricoltori e produttori latinoamericani di una possibile competizione sleale da parte delle imprese europee alla luce del vantaggioso regime daziario a loro favore, o ancora i timori delle comunità indigene spaventate da un possibile incremento degli abusi delle loro terre. Infine, un problema condiviso, è la possibilità di vedere minacciata la propria produzione nazionale.
Spostandosi sulla sola America Latina, due sono i Paesi maggiormente sotto la lente d’ingrandimento ora che questo accordo è tornato a godere di interesse: l’Argentina ed il Brasile.
Un attacco frontale, quanto inatteso, sull’accordo è arrivato dal Presidente argentino Alberto Fernández. In occasione del vertice tenutosi lo scorso 6 dicembre a Montevideo, Fernández ha lanciato un’invettiva contro i singoli Paesi membri dell’Unione Europea che secondo lui ritarderebbero l’accordo non tanto per le questioni climatiche, quanto per la loro ipocrisia ed esigenze protezionistiche, a discapito del Mercosur e delle sue Nazioni.
“Chiediamo all’Europa di smetterla di mentirci. Possiamo pure continuare a credere che il ritardo nella ratifica dell’Accordo, dipenda dal fatto che non trattiamo bene l’Amazzonia. La verità è che in Europa ci sono Paesi protezionisti, che non vogliono che siano importate le nostre carni, i nostri cereali e il nostro cibo”.
Più leggero nel suo intervento al Summit il leader paraguayanno Mario Abdo Benítez: “C’è più consapevolezza in Spagna, Germania e Italia che dobbiamo andare avanti. E dovremo discuterne con il presidente della Francia”.
In generale in Sud America le parole dei due Presidenti non sono state disdegnate, ed è stato rimarcato il fatto che è noto il modus operandi europeo di mascherare le esigenze protezionistiche e tutela degli agricoltori, con pretesti di tipo etico, igienico–sanitario e ambientalista. Ciò nonostante queste critiche arrivano da due Paesi che, soprattutto per quanto riguarda l’Argentina, non sono mai state in prima linea per l’entrata in vigore dell’accordo commerciale.
Di diversa sfumatura invece l’interesse verso il Brasile. La vittoria di Luiz Inàcio Lula da Silva a nuovo Presidente è linfa nuova per l’accordo, proprio sulla tematica ambientale e sul rafforzamento delle relazioni internazionali. Il quadriennio Bolsonaro ha deteriorato la cooperazione tra il gigante sudamericano e l’Unione Europea, oltre che fatto storcere il naso a molti Paesi europei sul clima e sull’ambiente per ovvi motivi. Il ritorno di Lula al Palácio do Planalto ha riacceso in primo luogo le speranze di ritrovare o trovare nuove cooperazioni con Brasilia, in secondo luogo la possibilità che i timori ambientali diminuiscano ed infine hanno posto Lula ed il Brasile come possibili promotori e baluardi dell’accelerazione nel processo di ratifica dell’accordo commerciale.
Tante sono le ipotesi, dopo il ritorno di Lula alla presidenza del Paese più potente dell’area e del Mercosur, ma la più realistica è quella che porta ad un processo di revisione e rinegoziazione dell’accordo. Il Presidente verde-oro ha già paventato la sua volontà di riscrivere, anche solo in parte, l’Acuerdo garantendo esigenze di industrializzazione del Brasile e la tutela della proprietà intellettuale. Oltre ciò Lula vorrebbe fortemente una maggiore considerazione sulla tematica ambientale, considerato che non è un mistero quanto lui tenga alla tematica come già dimostrato nei suoi due precedenti mandati, magari con un’intesa parallela separando la parte commerciale da quella ambientale.
Dando uno sguardo molto semplicistico e schematico all’Acuerdo, questo progetto darebbe vita alla più grande zona di libero scambio mai creata dall’UE, con una popolazione di oltre 780 milioni di abitanti. Altre particolarità: è prevista l’eliminazione progressiva dei dazi sul 93% di tutti i prodotti europei nonché un trattamento preferenziale per il rimanente 7%, il settore alimentare UE beneficerebbe sia del taglio delle attuali tariffe su alcuni prodotti come prodotti dolciari e cioccolato (oggi al 20%), vini (al 27%), bevande alcoliche e analcoliche (dal 20 al 35%), sia di quote di ingresso a dazio zero per i prodotti lattiero-caseari (attualmente sottoposti a una tariffa del 28%), il tutto nel quadro di una specifica tutelaper 357 prodotti alimentari e bevande europei Dop e Igp, di cui 52 italiani. Insomma tanti possono essere i benefici della Free Trade Agreement (FTA) e dell’accordo commerciale con il Mercosur, oltre che commerciali anche inerenti alla diversificazione dell’approvvigionamento delle materie prime e della transizione ecologica, ma la strada e tempistiche paiono ancora davvero lunghe. Tante sono le voci che sarà necessario accontentare, ma mentre l’Unione Europea perderà tempo in questo stallo sicuramente c’è chi proverà ad imporsi sottotraccia in un area tornata d’interesse mondiale, ovvero la Cina e la Russia.