I problemi d’insufficienza elettrica che caratterizzano da anni l’Iraq tendono a peggiorare durante l’estate. Quale strategia ha adottato quest’anno il governo per ridimensionare il problema?
L’Iraq riesce a generare 16.000 megawatt, a fronte dei 30.000 necessari per soddisfare la domanda interna. La scarsa produzione elettrica nazionale, unita a mancati investimenti nelle infrastrutture, ha causato negli ultimi anni problemi d’insufficienza elettrica in varie aree del paese. Questa situazione costituisce un catalizzatore di mobilitazione popolare soprattutto in estate, quando i consumi domestici sono maggiori date le alte temperature.
Le proteste degli ultimi anni hanno denunciato la cattiva gestione del settore elettrico da parte del governo, mettendo in luce una serie di problemi di cui il paese soffre da anni: corruzione e clientelismo.
Due anni fa in questo periodo erano stati gli abitanti delle città di Misyan, Kerbala e al-Qadissiya a protestare, denunciando la corruzione dilagante nelle classi dirigenti e chiedendo le dimissioni di alcuni funzionari governativi responsabili della fornitura elettrica a livello locale. Poco prima era toccato a Baghdad, e ancor prima a Nassiriya e Bassora dove tali manifestazioni avvengono, da circa cinque anni a questa parte, in modo ormai consuetudinario tra i mesi di luglio e agosto.
L’attuale Primo Ministro Iracheno Mustapha Al-Khadhemi ha più volte sottolineato l’impossibilità di poter risolvere il problema dell’insufficienza elettrica in Iraq in breve tempo, in quanto anni di corruzione e di clientelismo hanno danneggiato le finanze dello stato. In diverse occasioni egli ha accusato le amministrazioni precedenti di aver sperperato, nel corso degli ultimi anni, miliardi di dollari ottenuti attraverso contratti con attori privati, come la multinazionale Siemens, originariamente destinati al miglioramento del sistema elettrico nazionale.
Il permanere di questo status quo porterà sicuramente, nelle prossime settimane, a nuove proteste e in particolare al sud, dove si trovano i governatorati più poveri che soffrono maggiormente delle ripetute interruzioni di corrente elettrica causate da anni di cattiva gestione del settore.
D’altra parte, stando a quando dichiarato da Ministro dell’elettricità, la fornitura di energia elettrica quest’anno sarà superiore rispetto allo scorso anno. Di fatto, accanto al rafforzamento del ruolo di Teheran come principale esportatore di elettricità per il paese (a giugno 2020 è stato firmato un contratto della durata di due anni) l’Iraq si muove sempre più alla ricerca di altri partner regionali – Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti in primis – per espandere la produzione e le importazioni di energia per soddisfare la domanda estiva.