Il 23 maggio Joe Biden farà tappa a Tokyo in quello che è il suo primo viaggio in Asia dopo aver assunto la carica. Secondo le fonti governative, l’incontro con Kishida Fumio avrà come oggetto il mercato dei semiconduttori.
Il primo viaggio di Biden in Asia, previsto per la seconda metà di maggio, farà tappa sia in Corea del Sud che in Giappone. A Seul incontrerà il neo eletto presidente Yoon Suk-yeol, mentre in Giappone avrà luogo anche il meeting di vertice della Quad initiative, dove probabilmente Stati Uniti, Giappone e Australia proseguiranno i loro sforzi diplomatici per portare l’India a una posizione più dura nei confronti della Russia.
L’incontro di con il Primo ministro del Giappone Fumio Kishida affronterà invece in particolare il tema dei semiconduttori. I mutamenti dello scenario globale, caratterizzati dal combinato disposto di pandemia e guerra in Ucraina, hanno sottolineato la fragilità della filiera produttiva mondiale e solleva grandi dubbi per quanto riguarda il mercato dei semiconduttori.
Giappone e Stati Uniti sembrano in procinto di chiudere un accordo che servirà da quadro per organizzare una pronta risposta in caso di scarsità di chip sul mercato mondiale, che sarà probabilmente fondata sulla creazione di scorte sufficienti ad assorbire eventuali shock esterni. Oltre a questo accordo, i due leader affronteranno anche il tema del rafforzamento della cooperazione dei due Paesi in ambito difesa, soprattutto per quanto riguarda i domini cyber e spazio.
La preoccupazione circa i semiconduttori deriva dal fatto che la maggior parte della filiera mondiale dipende essenzialmente da Taiwan e, in misura minore, dalla Corea del Sud. La pandemia prima e la guerra in Ucraina dopo hanno dimostrato che, in un mondo globalizzato e altamente interconnesso, le filiere produttive globali possono essere molto sensibili agli shock politici. Eventuali scarsità impattano fortemente anche su settori molto diversi da quello direttamente interessato e possono avere conseguenze economiche importanti: l’aumento dei prezzi dell’energia in Europa ne è una chiara prova.
Ciò che ci si deve domandare però è se queste scelte, adottate su criteri settoriali e emergenziali, non porteranno poi nel lungo periodo ad un processo di decoupling e deglobalizzazione, nel quale si cercherà di limitare le economie a un mercato sovranazionale e non mondiale, limitato a realtà politiche allineate nello scacchiere globale.
Per quanto riguarda i semiconduttori, la filiera globale è particolarmente fragile, considerate le crescenti tensioni nella regione indo-pacifica: un’eventuale spiralizzazione negativa del confronto Cina-Stati Uniti porterebbe a una carenza di chip che avrebbe sicuramente conseguenze devastanti per l’economia globale.
Queste preoccupazioni, il cui banco di prova è la reazione dei sistemi economici occidentali alla guerra in Ucraina, sono ben maggiori davanti a un conflitto tra Pechino e Washington. È quindi necessario lavorare per una minore interdipendenza economica in grado di assorbire gli shock della politica internazionale o è meglio invece rafforzarla in chiave deterrente, ma trovandosi poi scoperti qualora la situazione precipiti? Le prossime scelte degli attori globali ci mostreranno se questa tendenza proseguirà o si invertirà.