Il Presidente moldavo Maia Sandu ha convocato una riunione d’urgenza con il Consiglio di Sicurezza del Paese a seguito di diverse esplosioni che hanno colpito l’autodichiarata Repubblica Moldava Pridnestrovie, più comunemente nota come Transnistria.
Lunedì 25 aprile, delle esplosioni hanno scosso la sede dell’edificio del Ministero della Sicurezza statale a Tiraspol, capitale della Transnistria. L’attacco all’edificio del Ministero è stato seguito martedì mattina da due esplosioni che hanno colpito una torre radio.
La Transnistria è un frammento di terra al confine con l’Ucraina sudoccidentale non riconosciuto internazionalmente ma sostenuto da Mosca. Questa zona è infatti sotto il controllo delle autorità separatiste dalla guerra del 1992 con la Moldavia.
Il governo di Kiev teme che la Transnistria possa essere usata come trampolino di lancio per nuovi attacchi da Ovest, considerando che la Russia ha dispiegato diverse truppe permanenti nella regione dal crollo dell’Unione Sovietica.
Il Presidente moldavo Maia Sandu ha accusato le diverse frazioni interne nella regione, le quali avrebbero un forte interesse a destabilizzare la sicurezza generale. Le autorità moldave, già da tempo sensibili alle crescenti tensioni nella zona in questione, hanno dunque implementato delle misure di sicurezza pubblica più severe e controlli sulle infrastrutture critiche. Ciò avviene in periodo particolarmente problematico: il conflitto in Ucraina non sta facendo altro che aumentare i timori internazionali che la Moldavia potrebbe diventare il prossimo obiettivo della Russia.
L’agenzia di stampa statale russa, RIA Novosti, ha citato una fonte del governo della Transnistria secondo cui i colpevoli delle esplosioni erano entrati dall’Ucraina. Infatti, il leader della Transnistria Vadim Krasnoselsky ha suggerito che l’Ucraina fosse responsabile per gli attacchi. Gli Stati Uniti hanno però sottolineato come le forze russe in questo periodo potrebbero lanciare operazioni sotto falsa bandiera per creare un pretesto per invadere il territorio di altre nazioni.