Durante un colloquio telefonico il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa ha chiesto a Volodymyr Zelenskyy una fine negoziata della guerra in Ucraina.
Secondo quanto riportato dallo stesso Ramaphosa i due leader avrebbero discusso delle perdite umane, delle ramificazioni globali e delle conseguenze sull’Africa.
Inoltre ha sottolineato la comunione di intenti con Zelensky sulla “necessità di una fine negoziata del conflitto che ha impattato sul ruolo dell’Ucraina nelle catene di approvvigionamento globali, inclusa la sua posizione di principale esportatore di cibo nel continente africano“.
Zelenskyy ha confermato le dichiarazioni di Rampahosa mostrandosi allineato sulle preoccupazioni di quest’ultimo riguardanti la grave crisi alimentare globale.
L’Africa sprofonda nella crisi alimentare.
L’Ucraina e la Russia sono tra i principali esportatori di grano e mais in Africa.
Secondo i dati della Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo (Unctad), il grano importato, tra il 2018 e il 2019, dal continente africano e proveniente dai due Paesi, si attesta a un valore di 5,1 miliardi di dollari, con la Russia che si conferma come il principale esportatore di grano in Africa e l’Ucraina al quinto posto.
In particolare, oltre 25 paesi africani importano un terzo del loro grano da Russia e Ucraina, mentre 15 oltre la metà. I principali Paesi coinvolti sono: l’Egitto, seguito da Sudan, Nigeria, Tanzania, Algeria, Kenya e Sudafrica.
Nell’Africa sub-sahariana, invece, i Paesi direttamente importatori dal Mar Nero sono: Tanzania, Sudan, Nigeria, Eritrea, e Kenya.
Il Sudafrica sceglie la via della neutralità.
Fino a questo momento Ramaphosa ha evitato di condannare apertamente la Russia per aver attaccato l’Ucraina.
Da un lato ha difeso e giustificato la sua neutralità sottolineando la priorità di parlare con entrambe le parti sulle sorti del conflitto per il bene comune.
Dall’altro si è comunque mostrato critico in diverse occasioni sull’atteggiamento dell’occidente mettendo in guarda la NATO sui rischi di una possibile espansione verso est. Sul piano formale, in ogni caso, ha mantenuto un atteggiamento neutrale astenendosi durante l’Assemblea generale delle Nazioni Unite che denunciava l’offensiva russa. Il voto, che si è tenuto il 2 marzo, aveva visto 141 voti a favore della mozione, cinque contrati, e 35 astenuti.