Il Canada tiene molto al settore turistico. Ripartono le crociere nell’era post-Covid: opportunità e preoccupazioni per le comunità locali.
In Canada ci sono grandi aspettative per la prossima estate. Il settore turistico nelle regioni del nord del paese rappresenta una voce tutt’altro che marginale delle entrate economiche e, l’assenza di navi da crociera si è fatta sentire pesantemente, mettendo a dura prova la stabilità delle attività turistiche.
Ora, dopo due anni di stallo dovuti alla pandemia, le crociere tornano nell’Artico canadese, riaprendo di nuovo gli spiragli a tante opportunità, ma anche a qualche preoccupazione che non manca mai. Le navi attraverseranno il Passaggio a Nord-Ovest, la rotta artica che, in prospettiva, dovrebbe diventare una delle principali strade del mare nel prossimo futuro, grazie allo scioglimento dei ghiacciai ormai inesorabile.
La Inuvialuit Regional Corporation (IRC), compagnia che si occupa della gestione del traffico della regione, ha pubblicato all’inizio di quest’anno un piano triennale di gestione delle navi da crociera, prevedendo il ritorno di queste grandi imbarcazioni. Il problema sta nel gestire l’aumento di traffico, mentre però, il clima continua a correre verso l’inesorabile declino. Il piano triennale tiene conto delle conseguenze del riscaldamento climatico ed ora si temono le difficoltà legate a questo fenomeno. Come far combaciare l’esigenza di introiti del settore turistico, con l’esigenza della sostenibilità ambientale?
Consentire alle navi da crociera l’attraversamento del Passaggio a Nord-Ovest è un’opportunità incredibile per il turismo. I turisti che transiteranno avranno l’opportunità di affacciarsi su straordinari paesaggi artici e vedere da vicino la realtà delle comunità indigene del Canada. D’altro canto, la presenza stessa di queste imbarcazioni dalla stazza notevole può comportare effetti negativi nel breve e nel lungo periodo.
Difatti si devono valutare gli impatti sull’ecosistema e sulle attività ittiche, nonché sullo stile di vita delle comunità indigene. Nel lungo termine invece, sarà la quantità ingente di traffico marittimo a generare conseguenze gravi. Ad ogni modo, il piano dell’IRC comprende una vasta gamma di “preoccupazioni”, tra cui il sostegno alle economie locali, agli ecosistemi più vulnerabili e la tutela delle comunità locali da infezioni come quelle da Covid-19.
Nel nord del Canada, ed in particolar modo nel Nunavut, il contagio ha vissuto fasi alterne, e mentre ad Ottawa il numero di contagiati saliva, la regione è rimasta a contagi zero per molto tempo. Proprio il Covid-19 pare essere oggetto di dibattito attualmente in Canada. Alcuni sindaci dei centri abitati, che verrebbero interessati dalle fermate delle navi crocieristiche, esprimono perplessità in merito ai tempi d’apertura. Secondo alcuni infatti, è troppo presto per aprire di nuovo alle crociere.
Il danno potrebbe essere maggiore di qualsiasi beneficio economico, pare. Per questo motivo nel piano triennale dell’IRC è prevista, a garanzia delle comunità indigene, la richiesta di documentazione sanitaria ai turisti. Inoltre, non si esclude la possibilità di introdurre una sorta di “permesso”, da ottenere presso le stesse comunità locali, per far scendere a terra le comitive di turisti.
Turisti che quindi, potranno muoversi , previa approvazione delle autorità autoctone, con una libertà limitata e, soprattutto, senza interferire con le attività locali. Il riferimento del piano è chiaramente alla pesca e alla caccia, attività ancora prossime all’economia di sussistenza in alcuni casi e per questo, non dovranno essere suscettibili di alcun tipo di interferenza esterna.
Sotto un altro punto di vista però, le navi da crociera nell’Artico Canadese sono un’opportunità occupazionale, specie in relazione ai tour e alle attività extra. Sono previste assunzioni di numerose guide turistiche, ricavate proprio dalle stesse comunità locali; inoltre si prevede il coinvolgimento di artisti e artigiani per arricchire l’offerta turistica anche culturalmente.
In sostanza il Canada tiene molto alla cura delle comunità locali. Per decenni le popolazioni del nord, sono state abbandonate a loro stesse, tra arretratezza ed assenza infrastrutturale. Oggi qualcosa è cambiato e c’è anche il turismo. Ma la preoccupazione resta.