La comunanza di intenti tra Tokyo e Canberra porta alla firma di un nuovo accordo, anche questo pensato per contenere l’assertività cinese.
A seguito di discussioni durate un anno, i governi di Giappone e Australia hanno firmato un accordo di accesso reciproco (RAA, Reciprocal Access Agreement) durante il summit virtuale tenutosi giovedì 6 gennaio. L’accordo consente nuove forme di cooperazione tra le forze armate dei due Paesi, semplificando la burocrazia necessaria alla collaborazione e al dispiegamento delle forze in entrambi i Paesi.
Questo accordo irrobustisce i rapporti tra Giappone e Australia, che fanno entrambi parte della Quad Initiative (con India e Stati Uniti) condividendo, insieme agli Stati Uniti, timori e preoccupazioni circa l’ascesa cinese.
Con questo accordo, l’Australia si conferma come il secondo partner difensivo più importante per il Giappone dopo gli Stati Uniti. Già a metà novembre il governo giapponese aveva approvato l’asset protection in riferimento alla fregata HMAS Warramunga, primo caso in cui tale strumento è stato utilizzato per forze armate non statunitensi.
Il nuovo accordo RAA permetterà una cooperazione ancora più profonda, standardizzando le procedure per le esercitazioni congiunte e preparando il terreno per un’efficace interoperabilità tra le due forze armate.
Ovviamente, nei comunicati ufficiali non si fa alcun riferimento preciso alla Cina, ma è chiaro che questo accordo rappresenti un ulteriore tassello di un sistema di sicurezza regionale volto a contenere Pechino e a mantenere lo status quo. In questo sistema sta avendo sempre più peso l’Australia, che sta lentamente trovando una sua dimensione strategica nella regione.
Pur avendo assecondato spesso la politica estera cinese nei primi anni Duemila, allo stato attuale l’Australia è il Paese più proattivo nella creazione di un’architettura di sicurezza, aumentando il livello di collaborazione con gli attuali partner: l’iniziativa Quad e l’AUKUS ne sono chiari esempi.
Il Giappone trova quindi nella proattività dell’Australia una sponda perfetta per stringere ulteriormente le maglie della rete di contenimento alla Cina e ridurre i rischi di contraccolpi politici ed economici eccessivi.. La presenza statunitense è chiaramente la garanzia più grande a favore del mantenimento dello status quo, ma questa dipende anche dall’impegno diretto degli alleati di Washington nell’Indo Pacifico, poiché per i soli Stati Uniti sostenere tutto il peso diplomatico e militare della struttura di sicurezza sarebbe, nel medio periodo, insostenibile.
L’accordo RAA rappresenta quindi un altro passo avanti verso la costruzione di un sistema di sicurezza regionale che, allo stato attuale, è composto da numerosi accordi bilaterali. Tuttavia, è facile notare come l’assenza della Cina all’interno di questa struttura rischia di esacerbare le tensioni tra Pechino e suoi vicini, incrementando la sensazione di accerchiamento e, di conseguenza, la possibilità di azioni ancora più assertive. Coinvolgere Pechino sarà quindi fondamentale per affrontare le crisi e bilanciare gli interessi in gioco.