GUANTÁNAMO BAY: UN PESANTE FARDELLO CHE MINA I DIRITTI UMANI

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Fonte Immagine: https://thecrimereport.org/2020/11/19/biden-urged-to-finally-shut-down-guantanamo-prison/

Guantánamo Bay è la baia di Guantanámo, a Cuba, ormai conosciuta per antonomasia come il centro di detenzione per terroristi, aperto da Bush a seguito degli attacchi dell’11 Settembre del 2001. Nonostante siano passati quasi 19 anni, il centro detentivo è ancora aperto. Quali sono le implicazioni?

L’11 gennaio del 2002, il carcere di Guantánamo bay è stato formalmente e sostanzialmente istituito, tuttavia la sua perdurante apertura rappresenta un vero e proprio fardello. E’ opportuno sottolineare le diffuse critiche mosse sia contro i costi reali, in termini finanziari, annualmente, infatti, il carcere costerebbe ben 445 milioni di dollari, e percepiti, in termini di violazioni dei diritti umani. 

Human Right Watch, HRW, ha più volte cercato di testimoniare le cattive condizioni e l’inefficiente gestione dei detenuti, molti dei quali sono stati vittime di pesanti torture. Negli  anni, infatti, le condizioni di vita dei prigionieri hanno preoccupato l’opinione pubblica, molti dei detenuti  hanno sofferto di schizofrenia, psicosi, arrivando anche a tentare il suicidio. HRW sostiene tuttora ‹‹l’assurdità dell’esistenza di Guantanámo››.

Dall’inizio della sua apertura, a Guantánamo sono stati detenuti ben 800 prigionieri, rinchiusi con l’accusa di esser stati collegati ad attività terroristiche che avrebbero minacciato la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Nel corso delle varie presidenze, si è assistito al rilascio di numerosi prigionieri, soprattutto durante il governo di Bush e Obama. Oggi, il numero di detenuti dovrebbe essere pari a 40.

L’assurdità di Guantánamo è riferita nella fattispecie all’assenza di un giusto processo per gli individui prigionieri che ancora, dopo quasi venti anni, attendono il loro destino. La questione davvero preoccupante, per un paese democratico come gli Stati Uniti, è l’assenza di conformità delle commissioni militari di Guantanámo, le quali non soddisfano i requisiti internazionali. Ciò determina una grave mancanza che inficia le condizioni necessarie a garantire il ‹‹giusto processo››.

Si tende sempre a guardare come si muovono e agiscono gli altri senza mai cercare di affrontare temi scottanti interni. L’America, conosciuta al mondo come ‘’patria della democrazia’’ e i suoi leader politici identificati come esportatori di tali principi democratici nel mondo, sono i protagonisti di scelte di sicurezza molto discutibili, le cui critiche non si risparmiano. E’, quindi, arrivato il momento per una soluzione che possa mettere realmente fine ad un tentativo di giustizia che non ha sortito l’effetto desiderato.  

Federica Gargano, classe 1994, dopo aver conseguito una laurea triennale in Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionali ha proseguito il suo percorso accademico ottenendo una laurea magistrale in International Relations con curriculum in International Studies, un corso di studi interamente tenuto in lingua inglese e conseguito con il massimo dei voti presso l’Università degli Studi di Palermo, con una tesi incentrata sul diritto penale internazionale e la crisi dei Rohingya. Scrive per un giornale online ed è attualmente Capo Redattore della redazione di Diritto Internazionale dello I.A.R.I, dove nello specifico tratta argomenti relativi al diritto penale internazionale, diritto internazionale, diritti umani e rifugiati.

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