Arriva con una settimana di scarto dall’accordo fra Parigi e Atene la risposta di Ankara, che dal cuore dell’Europa ripropone i propri diritti nel Mediterraneo Orientale.
La risposta del Ministro degli Esteri turco, Çavaşoğlu, non si è fatta attendere troppo, ma ha sfruttato l’occasione e l’opportunità giuste per riproporre la retorica di sempre: Ankara è sempre pronta a difendere i diritti propri e dei turco-ciprioti nel Mediterraneo Orientale.
Arriva dopo poco più di sette giorni dall’accordo fra Parigi ed Atene, in cui – congiuntamente all’acquisto di alcune fregate di difesa – ambo i Paesi si sono impegni alla reciproca assistenza militare in caso di attacco di un Paese terzo (per saperne di più).
In visita ufficiale a Varsavia, durante la conferenza congiunta del 4 ottobre con l’omologo polacco, Çavaşoğlu ha ribadito il diritto di esistenza della parte turca di Cipro e la necessità di difendere i propri diritti nel Mediterraneo, laddove le “azioni provocatorie dalla Grecia” costituiscono una minaccia.
Ha richiamato tutti alla diplomazia e ribadito la proposta di Ankara di una conferenza regionale fra tutti i Paesi del Mediterraneo. Proposta a cui l’UE – comprensibilmente – non ha ancora risposto, ha lamentato il Ministro degli Esteri turco.
Sulla stessa scia, il giorno successivo, il Presidente turco Erdoğan ha lapidariamente e sarcasticamente riaffermato la posizione turca nel Mediterraneo. Riferendosi alla mappa del Mediterraneo dell’Università di Siviglia – fortemente dibattuta – ha ribadito che la Turchia non accetterà mai una mappa fabbricata ed artificiosa, che non corrisponde alla realtà dei diritti della Repubblica anatolica sul Mare di Mezzo.
Cosa nascondono queste risposte – anche abbastanza deboli?
Ankara sta attraversando un momento difficile dal punto di vista economico e politico, ma vede nelle incertezze e divisionioccidentali – la disfatta statunitense in Afghanistan, l’accordo AUKUS, i cambiamenti politici in seno all’Unione Europea – una possibilità per irrobustire la propria posizione nel Mediterraneo e in Medio Oriente, cercando un più profondo dialogo con Il Cairo e Abu Dhabi.
Nonostante la questione Uiguri – forse il principale ostacolo alla cooperazione – la porta aperta in Afghanistan potrebbe poi portarla stringere un legame più stretto con la Cina. E molto dipenderà ancora dalle elezioni libiche di dicembre – in bilico c’è il memorandum d’intesa sulle zone economiche esclusive (ZEE).
Ankara non avrà la capacità di fronteggiare – militarmente – Grecia e Francia (e conseguentemente i loro alleati – e qui bisognerebbe aprire una nuova parentesi targata NATO), ma la sua posizione geopolitica le permette di creare matasse così intricate da non poterla ignorare, né minacciare per lungo tempo.