L’AMMINISTRAZIONE BIDEN HA RIMPATRIATO IL PRIMO DETENUTO DA GUANTANAMO BAY SOTTO LA SUA PRESIDENZA

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Fonte: https://www.nytimes.com/2020/03/14/us/politics/guantanamo-bay-camp-7-911.html

Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti d’America ha dichiarato di aver consegnato al governo del Marocco Abdul Latif Nasir, un uomo di 56 anni e prigioniero numero 244 del carcere di massima sicurezza di Guantanamo Bay, dopo essere stato detenuto per 19 anni senza mai essere stato formalmente accusato di alcun reato.

Il campo di detenzione di Guantanamo, struttura carceraria degli Stati Uniti d’America situata all’interno della base militare navale di Guantanamo, all’estremità orientale di Cuba, è stato istituito a gennaio del 2002, tre mesi dopo l’inizio del conflitto in Afghanistan e dopo quattro mesi dall’attentato alle Twin Towers a New York.

Successivamente a tali attacchi terroristici dell’11 settembre del 2001, l’allora presidente degli Stati Uniti d’America George W. Bush aveva dato inizio al trasferimento al carcere di Guantanamo di coloro che venivano reputati presunti terroristi. Tale struttura divenne così il simbolo della risposta, da parte degli Stati Uniti, alle minacce estremiste.

Così come la nuova presidenza americana Biden, anche Barack Obama aveva acconsentito alla dislocazione dei detenuti del carcere di Guantanamo. In particolare, l’ex presidente americano Obama aveva tentato di far chiudere il centro detentivo, iniziativa poi ostacolata dai repubblicani al Congresso.

Anche Abdul Latif Nasir era uno degli uomini idonei ad essere rimpatriato durante l’amministrazione Obama, trasferimento poi non andato a buon fine. Ad ogni modo, pur non riuscendo a mantenere la promessa di chiudere il centro detentivo, durante la presidenza Obama sono stati rimpatriati più di 170 detenuti verso paesi terzi o nei loro paesi di origine. 

Secondo il Pentagono, all’interno del carcere sono detenute ad oggi ancora 39 persone, un numero estremamente più basso rispetto al periodo della sua creazione, in cui si contavano circa 800 detenuti. Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha affermato che porterà avanti questa politica di riduzione dei carcerati, esprimendo inoltre la sua riconoscenza al governo marocchino di Rabat per aver agevolato il processo di spostamento del detenuto e per il sostegno costante nel tempo tra i due Paesi nell’assicurare una protezione reciproca della sicurezza nazionale.

A febbraio del 2021, il nuovo governo statunitense ha infatti messo in atto uno studio sulle possibilità di chiusura del carcere, esprimendo comunque un atteggiamento cauto sulla questione dopo lo sforzo non riuscito della presidenza Obama.

Nel 2016, il processo del Periodic Review Board, un processo interdipartimentale amministrativo che ha lo scopo di verificare se la detenzione di un determinato soggetto a Guantanamo viene ritenuta o meno necessaria al fine di proteggere gli Stati uniti d’America da una minaccia alla sicurezza nazionale, aveva decretato il termine della reclusione di Nasir, raccomandandone il rientro in patria.

Tuttavia, il rilascio di Abdul Latif Nasir era stato bloccato dall’amministrazione Trump, la quale non aveva acconsentito al rimpatrio poiché non reputava attuabili i provvedimenti per il rientro in Marocco e non riteneva opportuno rilasciare tali individui giudicati molto pericolosi. Di conseguenza, l’uomo è rimasto in detenzione a Cuba durante tutto il periodo della presidenza Trump. 

In base a quanto dichiarato dal Pentagono, intorno agli anni ’80 l’uomo faceva parte di un gruppo islamico illegale in Marocco ma senza alcuna finalità ribelle. A metà degli anni ’90, egli venne arruolato in un campo di addestramento guidato dall’organizzazione terroristica Al Qaeda per combattere in Afghanistan. In seguito ad alcuni conflitti con le milizie statunitensi, Nasir era stato arrestato e successivamente rinchiuso al carcere a Cuba nel 2002.

In merito al suo trasferimento nella sua patria d’origine, il governo americano non ha specificato se l’uomo sarà sottoposto ad un ulteriore periodo detentivo in Marocco o se sarà reputato libero. Secondo un funzionario del Marocco, una volta ritornato in patria Abdul Latif Nasir è stato sottoposto ad un interrogatorio per stabilire nuovamente un presunto coinvolgimento dell’uomo in azioni terroristiche

L’ACLU (American Civil Liberties Union), un’organizzazione non governativa per la difesa delle libertà individuali e dei diritti civili negli Stati Uniti, ha dichiarato di essere incoraggiata in merito al rilascio di Nasir e ha esortato la nuova presidenza americana ad attuare al più presto analoghe risoluzioni nei confronti di altri soggetti detenuti nella medesima situazione, denunciando reclusioni ingiuste e contrarie alla legge e ai diritti umani di individui musulmani nella prigione di Guantanamo.

Come l’American Civil Liberties Union, anche un gruppo di senatori democratici e altri gruppi di opposizione alla detenzione di Guantanamo hanno sollecitato il governo Biden a prendere provvedimenti in tempi celeri per chiudere il carcere.

Nonostante il nuovo governo americano non abbia fornito ulteriori disposizioni o tempistiche in merito e nonostante la difficoltà dei processi militari che riguardano i prigionieri di Guantanamo, lo spostamento di Abdul Latif Nasir dal carcere di Guantanamo al Marocco rappresenta un gesto intenzionale, da parte dell’amministrazione Biden, al fine di diminuire gradualmente il numero degli individui incarcerati presenti all’interno della struttura. Questo gesto potrebbe costituire un primo passo verso la chiusura definitiva del controverso carcere di Guantanamo.

Nata a Catania nel 1989, è laureata in Politica e Relazioni Internazionali presso l’Università di Catania con tesi sull’analisi delle micro-dinamiche del terrorismo internazionale. Ha successivamente conseguito la laurea magistrale in Scienze Internazionali e Diplomatiche con lode alla facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Siena con tesi in protezione internazionale dei diritti umani su “Il ruolo della vittima dinnanzi alla Corte Penale Internazionale: un’importante evoluzione nella repressione dei crimini internazionali”. Ha partecipato al programma Erasmus+ a Leuven, in Belgio, dove ha frequentato la facoltà di criminologia alla KU Leuven per sei mesi. Appassionata di diritti umani e di politica internazionale, è stata ospite in una trasmissione TV locale per discutere dei recenti sviluppi geopolitici mondiali. Da novembre 2020 collabora con IARI come analista geopolitico e da settembre 2021 è membro della redazione USA&Canada.

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