LA BULGARIA INFRANGE I SOGNI EUROPEI DELLA MACEDONIA DEL NORD ANCORA UNA VOLTA

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Il 22 Giugno scorso, in occasione del Consiglio Affari Generali dell’Unione Europea, la Bulgaria ha confermato il veto, già espresso nel Dicembre 2020, rispetto all’ingresso della Macedonia del Nord nell’Unione. 

La motivazione bulgara sarebbe da rintracciare nel mancato rispetto al trattato di amicizia, buon vicinato e cooperazione firmato nel 2017 dai due paesi, che prevedeva la creazione di una commissione bilaterale che potesse chiarire e riappacificare i due paesi relativamente alle dispute di carattere storico e identitario. 

Gli attriti tra i due stati sono infatti da ricercare nella loro disputa storica: la Bulgaria ritiene che, a livello identitario e soprattutto a livello linguistico, la Macedonia del Nord abbia fatto parte della Bulgaria fino alla seconda guerra mondiale e che sia poi stata forzata ad un cambiamento dall’avvento dell’epoca di Tito (che la Bulgaria vorrebbe alleato di Stalin). La lingua è l’altro grande nodo da sciogliere: la Bulgaria sostiene infatti che il macedone non sia un vero e proprio idioma, ma piuttosto un dialetto bulgaro.

Ad aggravare la situazione c’è la difficile situazione interna della Bulgaria, in cui il premier Boyko Borisov, politicamente indebolito ma altrettanto intenzionato a rimanere al potere, sta giocando l’antica carta del nazionalismo per guadagnare consensi, una tattica sempre più in voga negli ultimi anni. 

La situazione mette chiaramente in crisi la Macedonia del Nord, che da anni sta faticosamente procedendo sulla via dell’adesione all’Unione, ma pone in grave difficoltà anche la stessa Unione; Il fatto che un paese esprima il suo veto per l’ingresso di un altro paese sulla base di problematiche bilaterali è infatti opposto al senso stesso dell’esistenza dell’Unione e sembra far venir meno la speranza di un’identità sovranazionale che “Unisca nelle diversità” i popoli europei.

Lo stesso Michael Roth, ministro agli affari esteri europei, ha esposto il suo disappunto, ritenendo inopportuno che dispute bilaterali vadano ad intaccare l’operato dell’Unione ed il processo di allargamento. Processo per altro già particolarmente faticoso nei Balcani.

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