Il Parlamento libico, riunito da tre giorni, ha votato oggi 10 marzo la fiducia al nuovo Governo targato Dbeibah. L’impasse parlamentare dei passati due giorni è stata accompagnata da un clamoroso scandalo di corruzione che, come un’ombra, minaccia il futuro e la stabilità del Governo.
Uno stallo interno al parlamento ha impedito il voto di fiducia al Governo di Abdul Hamid Dbeibah fino ad oggi. Il Governo libico ha ottenuto proprio oggi la fiducia del Parlamento, con i suoi 33 ministri e tante sfide da affrontare.
Sono stati 132 su 188 i Parlamentari riunitisi a Sirte dall’8 marzo in vista del volto, rimandato per ben due volte, per permettere un ulteriore dibattito fra i legislatori.
Molti analisti hanno ravvisato nell’impasse parlamentare il desiderio bramoso di alcuni personaggi politici influenti di giungere a posizioni di potere ai vari dicasteri libici. Ipotesi plausibile se si pensa che il Governo, pur essendo di transizione, avvierà comunque una fase importante nella vita della Libia. Pur di guadagnare la fiducia del Parlamento, Dbeibah ha annunciato martedì un rimpasto di Governo, ma neanche questa mossa è stata gradita da molta parte dei parlamentari.
A preoccupare maggiormente, però, è un altro dettaglio, non trascurabile.
Fino all’8 marzo, nessuno conosceva precisamente i nomi e le cariche del nuovo Gabinetto. Dbeibah si è guardato bene dal pubblicizzarli, gettando però non pochi sospetti sulla sua linea di condotta. Tale segretezza ha di fatto alimentato lo scandalo che aleggia attorno all’elezione del PM designato.
Qualche settimana fa, infatti, l’agenzia AFP ha reso noto che nella bozza preparatoria del report del Panel ONU incaricato del monitoraggio e dello stato dell’embargo di armi verso Tripoli si parla di avvenuta corruzione di tre membri del Foro di Dialogo Politico Libico (LPDF), i quali, attraverso tangenti di 150, 200 e addirittura 500 mila dollari, avrebbero votato la coalizione di Dbeibah-Menfi.
L’amministrazione Dbeibah ha ovviamente negato ogni accusa, richiedendo all’USMIL di pubblicare i dettagli del report – che, una volta ultimato, dovrebbe essere sottoposto al Consiglio di Sicurezza del 15 marzo. L’USMIL, da parte sua, ha rifiutato di pubblicare il report, perché non di sua diretta competenza, essendo il Panel di monitoraggio un’entità separata rispetto la Missione ONU. Sulla questione è stata però aperta un’investigazione, direttamente da Stephanie Williams.
Che le accuse siano fondate o meno, la questione ci porta a sviluppare due considerazioni: la prima riguarda specificamente i malcontenti intorno alle nuove cariche e, soprattutto, verso l’atteggiamento di Dbeibeh; la seconda attiene alle prossime mosse diplomatiche per mettere a tacere le accuse che hanno creato un caso politico per cui alcuni parlamentari non sono disposti a chiudere un occhio.
Per quanto concerne la prima considerazione, è ormai evidente che il primo entusiasmo da parte della comunità internazionale tutta è andata esaurendosi come un fuoco di paglia. La pecca di Dbeibah è stato l’affrettare i tempi, il che dimostra una scarsa prudenza diplomatica: l’evidente sbilanciamento verso la Turchia, cui il PM designato ha fatto cenno nel suo primo discorso, non è stato un buon segno per l’altro blocco mediterraneo ed internazionale.
In tale ottima, è bastata a poco la prima visita ufficiale al Cairo. In qualche modo, Dbeibah resta espressione del blocco turco-qatariota-russo, per cui gli States soprattutto avrebbero scommesso diversamente. Inoltre, la scarsa prudenza diplomatica non è stata ben vista neanche da molta parte dei politici e parlamentari libici: senza l’insediamento di un nuovo Governo e l’operatività di un programma efficace e convincente, a nulla valgono i programmi e le visite regionali del Premier. A detta di alcuni, Dbeibah avrebbe dunque commesso errori di comunicazione, ma, in realtà, questi sembrano essere errori di scarsa prudenza, soprattutto per una situazione precaria e delicata come quella libica.
La seconda considerazione riguarda più specificamente le prossime mosse dell’ONU, riguardo il reportdenunziante tangenti da parte del PM. Come cercherà l’ONU, in questo caso, di fuggire dall’impasse, soprattutto adesso che il Parlamento ha votato la fiducia? Molti Stati occidentali – e non – hanno speso davvero troppe energie per poter vedere fallito questo tentativo nuovo di rianimare la politica e la stabilità libica. Si può rischiare di mandare tutto in fumo, soprattutto il lavoro dell’LPDF, su cui gli Stati Europei hanno tanto investito?
Le possibilità sono tre: etichettare le accuse come scarsamente fondate e lasciare che Dbeibah faccia il suo lavoro, supportato dal Parlamento; appurare come vere le accuse ed invalidare così l’elezione di Dbeibah, lasciando che sia il blocco di Bashagha e Saleh a guidare il Paese verso le elezioni; altra opzione è abbandonare l’idea di un Governo di transizione ed anticipare le elezioni, ma è una ipotesi molto azzardata dato il disastro politico. Nonostante il voto di fiducia, la stabilità politica in Libia appare ancora molto precaria.