Sono stati sequestrati in Sudafrica centinaia di vaccini falsi contro il Covid-19.
Il sequestro si è verificato a Germiston, nella provincia settentrionale di Gauteng, dove sono state trovate 400 fiale, corrispondenti a circa 2.400 dosi, e diverse scorte di mascherine non a norma. Durante l’operazione sono stati arrestati anche tre cittadini cinesi e un cittadino della Zambia.
Inoltre in Cina le autorità hanno individuato una rete che si occupava della distribuzione dei vaccini contraffatti e hanno sequestrato più di 3000 dosi.
Le operazioni sono avvenute in seguito all’allarme lanciato dall’Interpol che da mesi, attraverso il programma “Illicit Goods and Global Health” (IGGH), monitorava la situazione dei traffici che ruotano intorno alla distribuzione dei vaccini contro il Covid-19.
Vish Naidoo, portavoce nazionale della polizia sudafricana, ha dichiarato che da quando il Sudafrica è stato colpito dal Covid-19 “il governo ha adottato un approccio multidisciplinare di applicazione della legge”; una strategia portata avanti con la partecipazione di tutti i Paesi membri dell’Interpol che, secondo Naidoo, “si sta dimostrando molto efficace come dimostrano gli arresti appena avvenuti”
Un portavoce del ministero cinese della pubblica sicurezza ha dichiarato che la polizia cinese sta conducendo una campagna mirata a “prevenire e reprimere i crimini legati ai vaccini indagando in modo proattivo e in conformità con la legge”. Inoltre ha annunciato l’intenzione di consolidare ulteriormente la cooperazione con gli altri Paesi e rafforzare il ruolo dell’Interpol.
La questione dei traffici illeciti, del resto, era già stata oggetto di studio da parte dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (UNODOC). Quest’ultimo, in un report pubblicato nel 2020, aveva sottolineato le criticità che sarebbero emerse nelle fasi di allocazione e distribuzione dei vaccini.
Tra i principali rischi erano stati evidenziati: l’ingresso di vaccini scadenti e falsificati, il furto delle scorte all’interno dei sistemi di distribuzione, la dispersione dei fondi finanziari, favoritismi e l’alimentazione di sistemi di corruzione.
In particolare l’UNODOC ha espresso la sua preoccupazione sulla gestione dei fondi finanziari che sono stati stanziati per la lotta al Covid-19, sollecitando la comunità internazionale a pianificare una strategia uniforme con il fine di contrastare e mitigare il fenomeno.
Tuttavia le buone intenzioni si scontrano con una realtà particolarmente complessa e senza precedenti.
La lotta al fenomeno infatti richiederebbe l’implementazione di una serie di azioni politico-giuridiche, tra cui: la revisione e il rafforzamento delle norme anticorruzione; la creazione di un comitato di vigilanza sulla gestione dei fondi (seguendo l’esempio delle Filippine); la capacità di sensibilizzare l’opinione pubblica, attraverso il coinvolgimento della società civile; l’attuazione di meccanismi in grado di rafforzare la trasparenza delle istituzioni; il consolidamento dello Stato diritto.
È chiaro che si tratta di misure che non solo si scontrano con una realtà ampiamente diversificata dei singoli Stati membri ma richiedono, inoltre, processi politico-istituzionali particolarmente lunghi.
A distanza di un anno la comunità internazionale continua quindi a mostrarsi impreparata ed è costretta ad affrontare le proprie défaillance strutturali che finiscono per trasformare le buone intenzioni in anguille “facili da prendere e difficili da tenere”.