In un simposio virtuale organizzato dal Wilson Center, Cina, Giappone e Corea del Sud discutono con gli Stati Uniti su quanto sia necessario mantenere la regione artica libera da conflitti grazie ad un apparato cooperativo internazionale.
Il dibattito organizzato dal Wilson Center lo scorso 8 e 9 Febbraio ha visto protagonisti molti esperti della comunità scientifica, diplomatica ed accademica di Giappone, Cina, Corea del Sud e Stati Uniti.
Eventi come questo testimoniano innanzitutto la rilevanza degli Stati non artici nel quadro geopolitico della regione e offre la possibilità di un confronto aperto fuori dal meccanismo delle istituzioni. Gli interessi nutriti da Corea del Sud, Giappone e Cina per un maggior coinvolgimento nelle dinamiche artiche testimoniano la globalità del fenomeno artico così come si sta evolvendo negli ultimi anni e come esso sia strettamente connesso ad opportunità innescate da un processo inarrestabile ma che tutti hanno il dovere di mitigare. La Senatrice dell’Alaska Lisa Murkowski, invece, rappresenta quegli Stati Uniti che per troppo tempo hanno rimandato un programma di potenziamento in artico e che oggi, con la nuova amministrazione Biden, intendono cogliere l’occasione della lotta al cambiamento climatico per ridisegnare il ruolo americano nella regione. Delle preziose opportunità che la regione riserverà nel prossimo futuro sembrano essere tutti d’accordo. Tuttavia non tutte le parti sembrano essere soddisfatte del ruolo che occupano all’interno della governance artica. Lo status di “osservatore” sembra essere limitante per il Giappone, che invoca una partecipazione attiva ai lavori dl Consiglio. Lo speciale rappresentante per gli affari artici cinese, sottolinea come lungo la Northern Sea Route Cosco, una delle maggiori compagnie cinesi, abbia incrementato i viaggi e quindi, grazie a questa rotta, ridotto tempi di percorrenza ed emissioni. Il rappresentante per gli affari artici del governo coreano evidenzia invece la transnazionalità della realtà artica citando il famoso mantra “what happenes in the Arctic does not stay in the Arctic”, riconoscendo inoltre un’escalation di tensione nella regione.
Diverse le tematiche portate al tavolo dalle tre più potenti economie asiatiche che assegnano ad organismi internazionali, come il Consiglio Artico, il difficile compito di fungere da piattaforma di cooperazione internazionale che non permetta a questioni di sicurezza nazionale di prevalere su un indirizzo cooperativo e comune che mantenga l’area libera da conflitti militari. Infatti, nonostante ogni Stato abbia le proprie questioni, il fil rouge delle strategie dei Paesi asiatici consiste nella cooperazione e nella stabilità dell’area come prerogative fondamentali per uno sviluppo che possa generare benefici comuni.