L’arresto del rapper Hasél in Spagna ha suscitato forti proteste, riaccendendo il dibattito sui reati d’opinione
La vicenda del rapper catalano Pablo Hasél, barricatosi all’interno di un edificio dell’Università di Lleida, in Catalogna, per sfuggire alle forze dell’ordine e arrestato martedì mattina con le accuse di apologia del terrorismo e ingiurie alla Corona, ha fortemente scosso la Spagna. Pablo Rivadulla Durò, in arte Pablo Hasél, 32 anni, apertamente schierato con la sinistra radicale ed indipendentista, è stato condannato a nove mesi di detenzione per alcuni suoi tweet e per i testi delle sue canzoni che, secondo l’accusa, istigherebbero al terrorismo e offenderebbero la Corona e la polizia.
Alla notizia dell’arresto del rapper, violente proteste sono scoppiate a Madrid, a Valencia e in Catalogna. Migliaia di persone si sono riversate in strada per contestare quello che viene inquadrato, a tutti gli effetti, come un reato d’opinione. Circa 50 manifestanti sono stati arrestati e alcune persone sono rimaste ferite durante gli scontri con la polizia. Oltre 200 artisti, tra cui il regista Pedro Almodovar e l’attore Javier Bardem, hanno firmato una petizione per sostenere la causa di Hasél e per chiedere maggiore libertà di espressione. La vicenda, infatti, solleva una questione molto importante: qual è il confine tra libertà di espressione, lesa maestà e terrorismo?
La delimitazione del confine non è chiara. La legge sulla sicurezza pubblica, prima, introdotta nel 2015 su proposta della maggioranza conservatrice del governo Rajoy, e la legge antiterrorismo, poi, adottata nel 2018 ed etichettata come “Legge bavaglio”, hanno modificato il Codice penale spagnolo con una forte stretta sulla libertà d’espressione. L’adozione di una definizione piuttosto ampia della nozione di terrorismo, infatti, rende qualunque tipo di critica alla monarchia, al governo o alle forze dell’ordine suscettibile di essere considerata come un’azione di vilipendio alle istituzioni, minaccia alla sicurezza pubblica o terrorismo. Il caso di Hasél ne è una dimostrazione. Lo stesso premier Pedro Sanchez, pochi giorni prima dell’arresto di Hasél, aveva annunciato che il governo spagnolo avrebbe allentato la stretta sulla libertà d’espressione, confermando la notizia anche a seguito delle vicende dell’ultima settimana. Ad oggi, però, non sono state fatte modifiche alla normativa in materia e nel Paese dilagano le proteste.