Tessere le lodi del Premier incaricato, l’ex Presidente della BCE Mario Draghi, non è un esercizio delimitato ai confini italiani, bensì travalica l’Oceano Atlantico, lambendo le coste degli Stati Uniti. Dalle élite finanziarie agli ex Presidenti Obama e Trump, fino a Biden e ai membri della sua amministrazione, Draghi gode da sempre di massimo rispetto e ammirazione a Washington e dintorni.
Innanzitutto, come ha osservato il professor Giulio Sapelli, Draghi è «l’espressione più pura del capitalismo americano». L’attuale premier italiano incaricato ha seguito una formazione economica post-keynesiana, specializzandosi presso il prestigioso Massachusetts Institute of Technology (MIT). Egli, a differenza del neoclassico, rigorista e filotedesco Mario Monti, ha abbracciato la filosofia del debito buono, della domanda di moneta e della fiducia come precondizione alla stabilità politica ed economica di un Paese. Questi, i paradigmi su cui gli Stati Uniti hanno fondato le proprie fortune. Tuttavia, al di là dei suoi trascorsi in Goldman Sachs, è da Presidente della BCE che Draghi guadagna la riverenza incondizionata della politica statunitense.
Ricordato per aver salvato l’euro attraverso politiche monetarie espansive e per aver domato la crisi tenendo bassi i tassi d’interesse, Draghi è stato protagonista di una provocazione rivolta dall’ex Presidente Trump verso il Capo della Federal Reserve (FED), Jerome Powell. Nel 2019, Trump dichiarò senza mezzi termini: «Ci vorrebbe Draghi alla FED». Era sia un attestato di stima per l’operato di Draghi come banchiere centrale, sia una dura critica nei confronti di Powell che dal febbraio 2018 aveva incrementato per ben quattro volte i tassi d’interesse.
Gli elogi nei confronti di Draghi si sprecano altresì dalle fila Democratiche: se Obama rimase affascinatodal comportamento risoluto ed autorevole di Draghi in occasione della tempesta finanziaria e della crisi del debito europeo, anche Janet Yellen, nuovo Segretario al Tesoro statunitense ed ex Presidente della FED, ha lodato il profilo di colui che fino a tre anni fa svolgeva il ruolo di banchiere centrale proprio come lei. Yellen non ha mai nascosto, riferendosi al Quantitative Easing, come Draghi sia stato una «fonte di ispirazione»per le sue politiche monetarie alla FED. In conclusione, le forti inclinazioni multilateraliste di colui che ha rappresentato i 19 Paesi della zona euro combaciano pienamente con il nuovo corso di Joe Biden, chiamato a ribaltare le posizioni unilateraliste e protezioniste del suo predecessore. Sicuramente, dall’altra parte dell’Atlantico Draghi non soffrirà di deficit di fiducia.