Khalifa Haftar ha invitato le sue forze a prendere le armi per scacciare il ‘’colonizzatore ottomano” dalla Libia mentre il ministro della Difesa turco ha dichiarato che le forze dell’Esercito nazione libico (LNA) e i suoi alleati restano ‘’obiettivi legittimi’’. C’è rischio di nuova escalation?
Nel corso di quest’anno il generale Khalifa Haftar ha messo a dura prova il Governo di accordo nazionale (GNA) di Tripoli, grazie al supporto dei suoi alleati regionali e internazionali nonché di mercenari provenienti da diverse parti del mondo. Quest’estate, a seguito del fallimento dell’operazione di riconquista di Tripoli lanciata ad aprile 2019, le truppe dell’Esercito Nazionale Libico (LNA) si sono ritirate nella regione della Cirenaica che resta tutt’oggi la roccaforte del generale. D’altra parte, gli avvenimenti delle ultime settimane confermano che, nonostante le sue recenti sconfitte militari e la dichiarazione congiunta di cessate-il-fuoco, Haftar è in grado di influire sull’evoluzione del conflitto libico e, soprattutto, di colpire i suoi nemici.
A inizio dicembre le truppe del LNA hanno sequestrato una nave appartenente a un armatore turco, la quale era entrata nell’area di Ras Al-Hilal. A seguito del sequestro, aerei turchi hanno iniziato a sorvolare la zona di Sirte e Jufra dove quest’estate è stata tracciata la linea rossa del conflitto libico. In risposta, Ankara ha minacciato ‘’gravi conseguenze’’. Il suo sostegno logistico-militare al GNA, sugellato dai memorandum d’intesa Ankara-Tripoli dello scorso novembre, è stato fondamentale per frenare l’avanzata delle truppe di Haftar (LNA) verso la Tripolitania e, ad oggi, il paese non ha alcuna intenzione di lasciare la sua presa sulla Libia.
Il 24 Dicembre, in occasione del 69 ° anniversario dell’indipendenza della Libia, Haftar ha tenuto un discorso in cui ha esortato le sue truppe a prendere le armi per liberare il paese dal ‘’colonizzatore ottomano’’. “Oggi dobbiamo ricordare che non ci sarà pace in presenza di un colonizzatore sulla nostra terra’’ ha dichiarato il generale ‘’riprenderemo quindi le armi per plasmare la nostra pace con le nostre stesse mani (…) preparatevi a scacciare l’occupante con la fede, la volontà e le armi”. In risposta, il ministro della difesa turco Hulusi Akar, recatosi in Libia la scorsa settimana, ha avvertito che le forze del LNA e i suoi sostenitori restano “obiettivi legittimi” in caso di un loro attacco alle forze turche presenti sul territorio.
Un altro elemento da tenere in considerazione è la proposta fatta dall’Italia all’uomo forte della Cirenaica in occasione delle trattative per il rilascio dei pescatori siciliani imprigionati a Benghazi : congelare il Consiglio presidenziale libico, facendo restare Al-Sarraj come premier del GNA, e permettere alle forze del LNA di nominare un primo ministro per la Libia orientale. Questa proposta potrebbe confermare la centralità di Haftar nella risoluzione politica del conflitto, minando così le ambizioni di Aguila Saleh, presidente del Parlamento di Tobruk, intenzionato a ridurre il ruolo politico-militare del generale in Cirenaica.
Gli eventi di quest’anno hanno confermato il carattere volatile e imprevedibile del conflitto libico. Lo stallo delle nuove iniziative diplomatiche, lanciate dai paesi Maghreb sotto l’egida delle Nazioni Unite, non favorisce certo una distensione delle ostilità tra l’eterogeneità di attori presenti sul territorio anzi, potrebbe spingere le truppe di Haftar, spronate dalle sue ultime dichiarazioni, a combattere le milizie rivali in esso presenti. In tal caso, la risposta di Ankara non tarderebbe ad arrivare e sarebbe come buttare paglia su un fuoco mai spento.