L’Egitto potrebbe essere l’ennesimo Stato ad aprire un consolato nel territorio conteso del Sahara Occidentale, allineandosi ulteriormente all’asse UAE-Francia. Le motivazioni sono tante e derivano tutte dal momento complesso che il governo di Al-Sisi sta vivendo.
Il 20 Dicembre è stata diffusa la notizia della volontà egiziana, concordata con la controparte marocchina, di aprire un consolato nel territorio conteso del Sahara Occidentale.
L’Egitto diverrebbe, in tal modo, il terzo/quarto Stato del Medio Oriente, dopo EAU e Bahrein (e probabilmente la Giordania), ad aprire un consolato sul territorio e dimostrare così un supporto più netto e deciso a Rabat.
La decisione arriva in un momento molto delicato sulla scena regionale: anzitutto, arriva a seguito degli accordi fra Rabat e Tel Aviv, atti a “normalizzare” le relazioni diplomatiche e a riconoscere formalmente, da parte statunitense, la sovranità del Marocco sul Sahara Occidentale. L’intenzione di Al-Sisi è quella di inserirsi nella medesima scia degli accordi di normalizzazione fra alcuni Paesi mediorientali ed Israele, lanciati dal Presidente Trump, e non perdere il favore statunitense in un momento molto delicato della politica egiziana, anche a livello internazionale e regionale, nonostante l’incondizionato supporto francese al suo governo – non avendo, Macron, vincolato la vendita delle armi al rispetto dei diritti umani.
Infatti, il 17 dicembre il Parlamento Europeo ha adottato una risoluzione sulla situazione e la protezione dei diritti umani in Egitto, denunciandone i continui abusi, che partono, a titolo esemplificativo, dalla ostacolata ricostruzione dell’omicidio di Giulio Regeni, della detenzione prolungata di Patrick Zaki ed altri attivisti per i diritti umani.
L’allineamento, dunque, ancora più marcato, dell’Egitto all’asse UAE-Francia, passa anche per il Marocco e il Sahara Occidentale.
In tale quadro, non è ancora chiaro quale politica adotterà Biden nei confronti del Cairo. È pur vero che, contrariamente a Trump, il neopresidente utilizzerà approcci più tradizionali e, pur senza negare l’appoggio ad Al-Sisi per i risultati raggiunti dal 2014 ad oggi, probabilmente lo costringerà ad assumere una postura diversa sui diritti umani. In Europa, invece, è certo che la Francia continuerà ad appoggiare il governo di Al-Sisi, mentre l’Italia cercherà vie alternative per “boicottare” il Cairo, soprattutto dopo i recenti risvolti del caso Regeni.