Per cinque giorni in Perù i lavoratori dell’agro-export hanno bloccato la carretera Panamericana Sur, protestando ed ottenendo l’abrogazione della Ley de Promoción Agraria.
È durato cinque giorni lo sciopero che ha paralizzato la carretera Panamericana Sur, all’altezza di Villacuri, in provincia di Ica. Centinaia di lavoratori del settore dell’agro-esportazione hanno chiesto l’abrogazione della Ley de Promoción Agraria, ritenendola responsabile del mantenimento dei loro salari bassi, delle inique agevolazioni fiscali a beneficio dei proprietari delle aziende agricole e dei pochi diritti sociali dei lavoratori.
Attraverso il blocco stradale, che si è esteso dal sud al nord del Paese, la protesta contadina ha impedito il passaggio di centinaia di autobus e camion carichi di passeggeri e merci, causando disagi e perdite economiche ingenti, nonché scontri tra i manifestanti, forze di polizia e autisti.
Il punto centrale delle proteste è stata, appunto, l’abrogazione della legge summenzionata, nonostante numerosi esperti di diritto del lavoro siano concordi nel ritenere che l’eliminazione di questa legge non garantirà contratti stabili né migliori condizioni lavorative.
Gli imprenditori del settore, da parte loro, sostengono che a disattendere i diritti dei lavoratori non sia la norma, bensì l’operato di imprese informali e società di intermediazione del lavoro, le “services”, ritenendo che queste dovrebbero passare per i controlli dalla Soprintendenza nazionale per l’ispezione del lavoro (Sunafil).
L’intermediazione del lavoro ha registrato una decisa tendenza a crescere in Perù. Nel settore agricolo, le services operano secondo due modalità di lavoro, ovvero una sorta di subappalto, tramite cui l’azienda agricola paga l’impresa terza affinché assuma i lavoratori agricoli, li paghi e li metta nel suo libro paga, oppure mediante un modello di reclutamento del lavoro, mediante il quale l’impresa terza colloca i lavoratori nell’azienda agricola, e questi vengono inseriti nel libro paga di quest’ultima.
Secondo Manuel Olaechea, direttore della Commissione impresa e diritti umani di Ica, le grandi aziende dell’agro-export utilizzano molto il secondo metodo, che permetterebbe ai lavoratori di scegliere l’azienda che paga meglio, superando lo stipendio minimo di 39.20 soles al giorno.
Vale la pena ricordare che l’agro-export è diventato, negli ultimi anni, il secondo generatore di valuta dopo l’industria estrattiva, e che questa considerazione non può prescindere dall’osservazione che è anche il settore più deregolamentato dal punto di vista dei diritti dei lavoratori. Per adesso, la Ley è stata abrogata, si vedrà se effettivamente questo migliorerà le condizioni salariali e lavorative dei contadini.