Il 4 dicembre Italia e Libia hanno firmato un accordo di cooperazione tecnico-militare che, stando alle dichiarazioni del Ministro della Difesa tripolino, si estenderà ben presto a tutti i ‘’paesi fraterni’’ che si sono schierati con il popolo libico.
Il 4 dicembre il governo di accordo nazionale di Tripoli (GNA) ha firmato un accordo di mutua difesa e cooperazione militare con l’Italia, il quale prevede l’istituzione di un comitato congiunto per la collaborazione in vari settori della sicurezza. In primis formazione e istruzione militare ma anche consultazione e cooperazione per contrastare le migrazioni irregolari tra i due paesi, oltre alla collaborazione nell’ambito della ricerca scientifica al fine di rafforzare le capacità tecniche delle forze di sicurezze tripoline.
All’incontro tenutosi venerdì scorso a Roma hanno partecipato il ministro della Difesa libico, il colonnello Saleh Namrush, e il suo omologo Lorenzo Guerrini oltre al ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio. In tale occasione, Saleh Namrush, ha dichiarato che la collaborazione con l’Italia si estenderà ben presto a tutti i ‘’paesi fraterni’’ che si sono schierati con il popolo libico.
Negli ultimi mesi il GNA, l’unica entità politica internazionalmente riconosciuto nel frammentato territorio statale, è riuscito, soprattutto grazie al supporto logistico-militare offerto da Ankara, a frenare l’operazione di riconquista di Tripoli lanciata lo scorso aprile dal generale Khalifa Haftar, il quale detiene il controllo delle aree orientali del paese. Il 23 ottobre è stato firmato un accordo di cessate il fuoco che ha dato avvio a una nuova fase del conflitto libico, attualmente in una base di distensione. Le nuove iniziative diplomatiche, in cui i paesi del Maghreb hanno svolto un ruolo di primo piano, dovrebbero portare alla formazione di un governo di transizione che sovrintenderà le elezioni parlamentari e presidenziali che si terranno entro la fine del prossimo anno, come concordato a Tunisi il 9 novembre.
Sul fronte medio-orientale, Ankara e Doha sono stati i principali alleati del governo di Tripoli. La loro presenza sul territorio è ormai ben radicata, in particolare a seguito del memorandum Ankara-Tripoli dello scorso novembre. Questo agosto, inoltre, i responsabili della difesa dei due paesi hanno firmato con il GNA un accordo che assegna alla Turchia, come base militare, il porto della città di Misurata e al Qatar la ricostruzione dell’aeroporto militare al-Watiya.
I futuri accordi tra Tripoli, Turchia e Qatar – i quali potrebbero essere firmati già nelle prossime settimane – da un lato confermano il ruolo di primo piano che Ankara e Doha hanno in Libia, ma dall’altro potrebbero portare a nuovi squilibri e disequilibri di potere nel paese, tali da minacciare i negoziati futuri volti alla risoluzione politica del conflitto. Intanto l’Italia, con l’accordo del 4 dicembre, prende e porta a casa ma non ha le spalle coperte.