Un nuovo leader per il partito di maggioranza in Groenlandia: è il momento della transizione?
Il partito della maggioranza groenlandese Siumut, di ispirazione socialdemocratica ha da questa settimana un nuovo leader: Erik Jensen. Siumut ha così designato il successore di Kim Kielsen nel ruolo di segretario del partito dominante del Naalakkersuisut, il governo autonomo della Groenlandia. Questa tuttavia, è solo una previsione caldeggiata, in quanto non è previsto legalmente che il leader del partito di maggioranza debba essere necessariamente capo del governo. La sua elezione potrebbe apparire come una notizia di poco conto, se Jensen non avesse fatto delle promesse di maggiore indipendenza, il suo programma elettorale. Anche nelle dichiarazioni a caldo, appena eletto ha dichiarato di voler perseguire la strada fatta dal predecessore, in chiave anti-danese, ma di poter fare anche molto meglio.
Se le dichiarazioni e le promesse del nuovo segretario di Siumut si dovessero rivelare attendibili, potremmo assistere, in un medio-lungo termine, ad una ripresa del cammino verso l’indipendenza di Nuuk. Questo chiaramente va preso in considerazione nell’ambito puramente teorico, perché alla luce dei fatti, il distacco sarebbe non lineare, non semplice e soprattutto difficilmente realizzabile. La Groenlandia infatti, nell’ottica indipendentista ha sicuramente compiuto grandi passi, ma la sovranità ottenuta è, per molti aspetti legata alle ingerenze di altri paesi, in primis Stati Uniti e Cina. Entrambi sono accolti sempre con favore per i capitali ed il prestigio ma il rischio di una sovranità territoriale violata, è dietro l’angolo.
Ad ogni modo, il piano di Jensen è strutturato. Dalle sue dichiarazioni si evince che l’azione principale da compiere, per ottenere l’indipendenza è “strappare” dalle mani di Copenaghen, l’autonomia legislativa dei vari settori determinanti. Un processo graduale, verso l’autonomia legislativa, che costituirebbe un passo enorme in termini politici, per Nuuk, ma anche per gli altri paesi interessati. In primo luogo, Siumut si starebbe impegnando per ottenere maggiore autonomia sulla politica estera: un settore a dir poco cruciale, dati gli interessi economici che ci sono in ballo.
Prima l’autonomia, poi si vedrà, quindi. Con l’autonomia in politica estera, la Groenlandia potrebbe interloquire più facilmente con le compagini estere, senza interferenze e senza pareri contrari. Tra le belle prospettive che, sicuramente fanno gola ai groenlandesi, che da sempre ripongono fiducia nel partito Siumut, ci sono sempre le annose questioni che dovrebbero indurre alla prudenza. Non bisogna dimenticare le difficoltà legate al fatto che la Groenlandia costituisce una realtà piccola nonostante le dimensioni territoriali. Un’entità statale debole e che, per forza di cose ha ancora bisogno di un legame. Se la dipendenza dalla Danimarca non è piacevole, l’indipendenza tanto agognata, potrebbe portare a conseguenze ancora più dure, due su tutte: la sudditanza economica e commerciale a Pechino o Washington, oppure il ritrovarsi con un territorio oggetto di contesa geopolitica per il riconoscimento di una leadership artica. Entrambi gli scenari non sarebbero sostenibili dalla piccola autorità groenlandese.