Stiamo attualmente vivendo la seconda ondata della pandemia da Covid-19. È ormai evidente che le necessarie misure da adottare per limitare la diffusione del coronavirus hanno delle ripercussioni negative per le attività economiche ed i mercati. L’economia islamica non ne è esclusa. Un valido strumento per poter analizzare l’entità delle ripercussioni su questo settore è il report annuale sullo stato globale dell’economia islamica per l’anno 2020/21 (SGIE Report 2020/21), prodotto dalla DinarStandard in partnernship con SalaamGateway, la più grande piattaforma media di condivisione di news completamente incentrata sull’economia islamica.
Stando all’ultimo report, pubblicato lunedì 16 novembre, i musulmani hanno speso nel 2019 $2.02 trilioni di dollari in cibo, cosmetici, farmaci e attività di intrattenimento halal, modest fashion e viaggi familiari. Per quanto i primi otto report pubblicati mostrino una crescita del settore pari a circa il 3.2% annuo, la spesa nel 2020 si prospetta in calo di circa 8 punti percentuali. Causa di ciò la pandemia e le inevitabili ripercussioni economiche. Tuttavia, si prevede una nuova crescita entro fine 2021, eccezione fatta per il settore dei viaggi, con una spesa che raggiungerebbe i $2.4 trilioni di dollari entro fine 2024. È presumibile che a guidare la crescita dell’economia islamica saranno gli Emirati Arabi Uniti. In effetti, risultano tra i primi tre paesi in classifica del Global Islamic Economy Indicator utilizzato per la realizzazione del SGIE Report. Un risultato che, secondo il sultano bin Saeed Al Mansouri, presidente del Dubai Islamic Economy Development Centre(DIEDC), è stato possibile raggiungere grazie al “Dubai: Capital of Islamic Economy Initiative” – un’iniziativa lanciata nel 2013 sotto la direzione di bin Rashid Al Mktoum, vice presidente e Primo ministro degli Emirati e governatore della città di Dubai, che ha favorito la diversificazione economica del paese.
Pertanto, nonostante l’emergenza sanitaria abbia spinto all’adozione di misure volte al contenimento della pandemia tramite forme di “distanziamento sociale” e l’arresto delle attività economiche, d’altro canto, ha fornito opportunità di sviluppo per l’economia islamica, come evidenziato dal SGIE Report. Nella fattispecie del caso emiratino, ha spinto le autorità del paese ad adottare provvedimenti che potessero assicurare food secuirty (sicurezza alimentare intesa come la possibilità di garantire acqua e alimenti all’intera popolazione del paese), garantendo, da un lato, l’autosufficienza e favorendo, dall’altro, la crescita dell’industria di bevande e alimenti halal. Se l’economia islamica potrebbe beneficiare in futuro dell’emergenza sanitaria attuale, gli Emirati Arabi Uniti, dal canto loro, potrebbero porsi come i leader dello sviluppo di tale ambito economico. La Dubai: Capital of Islamic Economy Initiative potrebbe garantire a Dubai, e agli Emirati per estensione, un ruolo di non poco conto nello scenario economico, tanto regionale quanto globale, post-Covid-19.