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Continuano gli scontri in Etiopia, in seguito alle tensioni esplose la prima settimana di novembre quando il primo ministro etiope, Abiy Ahmed, ha deciso di ordinare un’offensiva militare contro il governo del Tigrè.
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La decisione sarebbe avvenuta in seguito all’attacco compiuto dalle forze del governo locale ai danni di alcuni soldati dell’esercito federale che si trovavano nella caserma principale di Macallé, la capitale della regione del Tigrè. È chiaro che la situazione non è altro che la conseguenza di mesi di tensioni tra il governo federale e il governo locale, destinate ad esplodere. Il conflitto però rischia adesso di diventare insostenibile. Domenica, infatti, le forze locali del Tigrè avrebbero lanciato dei razzi contro Asmara, la capitale dell’Eritrea. La motivazione starebbe nel fatto che secondo il Fronte di liberazione del Tigrè, i soldati eritrei stanno partecipando al conflitto sostenendo l’esercito del governo federale. Tuttavia il governo eritreo ha negato il coinvolgimento delle truppe in Etiopia al fianco del governo federale, mentre Addis Abeba ha rivendicato la conquista della città di Alamata, che si trova a 120 km a sud del capoluogo tigrino Macallé. Nonostante, quindi, al momento non sia possibile definire con certezza la situazione, quel che è certo è che l’eventuale partecipazione dell’Eritrea nel conflitto potrebbe avere gravi ripercussioni. Il rischio infatti potrebbe essere quello di estendere le tensioni al di là dei confini etiopi coinvolgendo l’intero Corno d’Africa. Inoltre rischia di diventare insostenibile anche la situazione umanitaria. Secondo i media, le vittime accertate sarebbero almeno 500 ma è chiaro che è impossibile conoscere il numero esatto. Inoltre non è possibile accedere ad alcuna informazione sull’attuale situazione del Tigrè tutti i collegamenti sono stati bloccati. Il numero degli sfollati, nella regione, avrebbe però già raggiunto i 25mila. Numerose famiglie infatti sono state costrette a lasciare le proprie abitazioni a causa dei combattimenti per rifugiarsi nei Paesi vicini.
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