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Le elezioni statunitensi, piaccia o meno, sono di fondamentale importanza per comprendere quale andamento assumeranno gli equilibri geopolitici del mondo. Con l’elezione di Joe Biden, tali equilibri torneranno, con molta probabilità, agli standard precedenti la Presidenza Trump. Due dei più importanti aspetti che sicuramente interesseranno la Presidenza Biden saranno il multilateralismo e il ritorno alle piattaforme internazionali consuete. Ciò si tradurrà, inevitabilmente, in una rinnovata leadership statunitense sul cosiddetto mondo libero. Laddove, in Europa soprattutto – ma non solo –, Trump aveva lasciato un vacuum, Biden tornerà ad intessere “relazioni e dialogo” con i suoi storici partner ed alleati. Per Emmanuel Macron ciò significa mancata autonomia per l’Unione Europea. Mancata autonomia per la Francia, che desidera fortemente guidare la bussola delle decisioni europee. Soprattutto se la Germania, la cui leadership vacilla anche e soprattutto per la crisi interna del dopo Merkel, attraverso la persona della Ministra della Difesa, Annegret Kramp-Karrenbauer, elogia il ritorno degli Stati Uniti, sottolineando il bisogno profondo che l’Europa ha di una leadership e di una partnership forte come quella USA.
In un articolo pubblicato il 16 novembre 2020, Macron si è detto totalmente in disaccordo con la Ministra tedesca. Ma ciò che emerge dalla conversazione con il Presidente è qualcosa di più profondo, ovvero il suo desiderio di indicare un nuovo Manifesto politico. L’intento non è solo quello di un attivismo più marcato e smarcato dell’Unione Europea regionalmente ed internazionalmente, ma illustrare – senza neanche troppi veli – la prontezza e la volontà da parte della Francia di raccogliere le redini e condurre l’Unione verso l’indipendenza e un’autonomia strategica, in un mondo che ha bisogno di profondi cambiamenti. Infatti, nella stessa intervista, Macron suggerisce un ammodernamento delle forme di cooperazione internazionale e regionale, e la proposta segue il delicato passaggio in cui il Presidente attacca il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di non produrre “più utili soluzioni oggi”, perché, come altre organizzazioni, “ostaggio del multilateralismo”.
Non è la prima volta che Macron si lascia ad esternazioni di tal genere, in aperta critica alle organizzazioni internazionali del Dopoguerra. Lo aveva già fatto con la NATO, cui ha fatto cenno anche nella recente intervista. Mesi fa la definì “morta celebrale”, di lei oggi parla solo indirettamente, affermando che l’Europa non può più pensare e concepire il mondo e le relazioni attraverso le lenti del Trattato Atlantico. Se fino a questo momento l’ordine mondiale stabilito dal Dopoguerra aveva un suo significato, oggi, a parere di molti, non solo di Macron, non è più così. Ma laddove altri Paesi ricercano la propria autonomia per l’autodeterminazione, perché non più ostaggi né del Blocco Occidentale che di quello Orientale, la Francia cerca solo il modo di proporsi nuovamente leader, perché troppo stretta nei propri confini, storicamente segnata dalla divisione fra Atlantico e Mediterraneo. E il multilateralismo sarà – è già – il primo obiettivo di una campagna di ristrutturazione (o restaurazione?) di cui Parigi sarà – è – alla guida.
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