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È stato dato il via, il 9 Novembre, al Forum del Dialogo politico libico nella città di Tunisi. Ai colloqui, ospitati al Four Season Hotel di Gammarth, hanno preso parte oltre 75 rappresentanti delle forze libiche che si pongono l’obiettivo di ridefinire gli assetti politico-strutturali del Paese. I partecipanti rappresentano tutte le forze antagoniste contando, oltre ai membri selezionati dall’ONU sulla base del criterio di inclusività, anche i membri dell’Alto Consiglio di Stato (Tripolitania) e del Parlamento di Tobruk (Cirenaica). Il Forum potrebbe segnale l’inizio di una nuova storia per la Libia, piegata da anni di guerra civile portata avanti dal governo centrale di Fayez al Sarraj e il generale Khalifa Haftar. I primi segnali erano arrivati il 23 ottobre a Ginevra durante i colloqui della Commissione militare 5+5, comitato a cui avevano preso parte cinque rappresentanti dell’Esercito Nazionale Libico e cinque membri del governo di Tripoli. In quell’occasione era stato definito l’impegno di attuare il cessate il fuoco, obiettivo, rilanciato in queste ore, insieme al piano di creare un Consiglio presidenziale a tre membri, composto da un presidente e due vicepresidenti.
Il giornale “Asharq al Awsat” ha diffuso alcune indiscrezioni sull’esistenza di un accordo sul nome del prossimo premier libico che potrebbe essere annunciato il 14 Novembre. Tre i candidati che hanno maggiori possibilità di essere nominati: Fathi Bashagha, attuale ministro dell’Interno del Governo di accordo nazionale (Gna); il vice presidente del Consiglio presidenziale, Ahmed Maiteeq; e Aqila Saleh, presidente della Camera dei rappresentanti di Tobruk.
Stephanie Williams, rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite, ha dichiarato di sentirsi particolarmente ottimista sui potenziali risultati dei colloqui che si protrarranno in tutto per sei giorni. L’ottimismo, del resto, potrebbe non essere ingiustificato se consideriamo che la scelta di avviare una negoziazione nasce dalla volontà congiunta dei libici e di tutte le forze in campo. In questa fase emergono, infatti, due aspetti peculiari: la comunione di intenti dei diversi esponenti politici e militari di avviare un dialogo inclusivo; la partecipazione attiva della società politica e civile libica nel progetto di ridisegnare il futuro politico del Paese. La speranza è quella di riuscire a trovare un punto di incontro nel rispetto, nei limiti del possibile, degli interessi in gioco a cui fanno capo tutti gli attori coinvolti: politici, cittadini, esponenti religiosi e militari. In questo modo si potrebbe avviare il processo di pace e organizzare le elezioni entro la primavera del 2021.
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