[et_pb_section fb_built=”1″ _builder_version=”3.24.1″ custom_margin=”0px||” custom_padding=”0px||”][et_pb_row _builder_version=”3.25″ background_size=”initial” background_position=”top_left” background_repeat=”repeat” custom_margin=”0px||” custom_padding=”0px||”][et_pb_column type=”4_4″ _builder_version=”3.25″ custom_padding=”|||” custom_padding__hover=”|||”][et_pb_text _builder_version=”4.5.4″ hover_enabled=”0″]
I due Paesi hanno ristabilito le relazioni dopo anni di allontanamento. L’obiettivo è quello di sottrarre l’Iraq dall’influenza del rivale iraniano.
[/et_pb_text][et_pb_code _builder_version=”4.5.4″] style=”display:block; text-align:center;” data-ad-layout=”in-article” data-ad-format=”fluid” data-ad-client=”ca-pub-7315138348687543″ data-ad-slot=”8401026869″>[/et_pb_code][et_pb_text _builder_version=”4.5.4″ hover_enabled=”0″]
L’ Arabia Saudita e l’Iraq hanno deciso di continuare il loro percorso nel rafforzamento delle relazioni diplomatiche, decisione sottolineata dalla chiamata che il principe bin Salman ha effettuato verso il primo ministro iracheno al-Khadimi. Non la prima telefonata di questo tipo, poiché l’avvicinamento tra i due Paesi è in atto da alcuni anni ed è stato accellerato dall’elezione di al-Khadimi a maggio, il quale ha favorito la costruzione di cooperazione e di mutua fiducia per Paesi che nel passato sono stati rivali.
L’Arabia Saudita ha interrotto i suoi rapporti con l’Iraq nel 1990, a seguito della decisione di Saddam Hussein di invadere il Kuwait, dando il via alla prima guerra del Golfo. Nel 2016, i due Paesi hanno ristabilito le relazioni dopo anni di allontanamento e la monarchia saudita ha riaperto la sua ambasciata a Baghdad.
Attualmente, l’obiettivo è quello di sottrarre l’Iraq dall’influenza del rivale iraniano attraverso il rafforzamento delle relazioni economiche, sull’onda della politica di massima pressione ed isolamento internazionale perpetuata dagli Stati Uniti verso quello che un tempo sembrava essere il vincitore della cosiddetta “nuova guerra fredda” in Medio Oriente.
L’Iraq post-2003, privo di partner arabi, è stato completamente dipendente dal vicino Iran in vari ambiti, dalla sicurezza, al commercio fino al supporto energetico. Questo ha trasformato Teheran in un attore di primo ordine nella politica irachena, influenza esercitata grazie soprattutto alle molteplici milizie sciite sparse nel territorio, che, in alcuni casi, rispondono direttamente alla Repubblica Islamica e che hanno esacerbato le divisioni settarie e la violenza politica di cui l’Iraq è vittima, oltre a costituire un ingombrante ostacolo alla sicurezza nazionale.
Il rafforzamento delle relazioni con l’Arabia Saudita e le monarchie del Golfo, sulla base di interessi comuni, potrebbe rappresentare un’occasione per l’Iraq di ridurre la sua dipendenza da Teheran, ma anche un’occasione per rivitalizzare l’economia irachena, interessata da molteplici crisi.
Si spera, pertanto, che questo avvicinamento potrà garantire maggiore stabilità al Paese iracheno, che rischiava di diventare, soltanto pochi mesi fa, il teatro di uno scontro tra Stati Uniti ed Iran. Al-Khadimi sembra essere l’uomo giusto per salvare l’Iraq, sebbene sia imprudente attribuire aspettative troppo alte ad un solo uomo, in carica per un tempo ridotto. Numerosi problemi devono essere affrontati, tra cui quello della corruzione, ma le relazioni con Riyad potrebbero costituire un passo significativo verso la sovranità irachena, a lungo ostacolata.
[/et_pb_text][/et_pb_column][/et_pb_row][/et_pb_section]