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È iniziato in Italia il tour mediterraneo del Ministro dell’Interno francese, Gérald Darmanin. Incontri urgenti e puntuali con l’obiettivo di raggiungere un’intesa comune per la sicurezza nella regione e soprattutto per il continente europeo. In Italia, con la Ministra Lamorgese si è concordato un piano da sottoporre poi ai Paesi centrali della sponda sud del Mediterraneo, dove si è recato successivamente Darmanin. Il piano in questione si pone in continuità con l’Accordo di Malta del 2019 e prevede il dispiegamento congiunto di navi ed aerei al confine marittimo con la Tunisia, per monitorare possibili spostamenti di imbarcazioni e lanciare subito una segnalazione alle autorità tunisine.
Il piano presume dunque sia la collaborazione fra le brigate italiane e francesi, per un periodo minimo di sei mesi, che la cooperazione delle autorità di Paesi terzi, in questo caso specifico della Tunisia. Ai suoi interlocutori tunisini Darmanin non ha solo illustrato il piano, ma ha anche presentato una lista di 20 persone, legate al terrorismo di matrice islamista, da rimpatriare urgentemente in Tunisia. Sulla questione, il Ministro dell’Interno tunisino, Charfeddine, ha ribadito la disponibilità della Tunisia, ma nel pieno rispetto delle procedure in linea con le convenzioni internazionali in materia (e probabilmente a patto che le persone vengano prima processate in Francia). Nulla di nuovo per Darmanin al riguardo, dunque: freddate le speranze francesi di procedure più rapide.
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Ma ciò che più preme sottolineare riguardo questo nuovo tour sono tre aspetti fondamentali. Il primo è che la Francia, isolatasi dal contesto dell’unione, sta diventando nuovamente promotrice di una rinnovata politica regionale, proponendosi come estremo difensore dei valori europei contro il terrorismo. I colloqui con la Lamorgese riguardo nuovi piani da mettere a punto per contenere l’immigrazione hanno l’obiettivo di risvegliare la coscienza europea sulla questione e porsi in prima linea (la Francia, non l’Italia) per una possibile risoluzione unitaria. Ne è testimone anche il recentissimo meeting, ospitato con il Cancelliere austriaco Kurtz, per una risposta comune europea contro il terrorismo e il ripensamento sul rinforzamento dei controlli frontalieri per i Paesi Schengen: il promotore è sempre la Francia.
Il secondo aspetto è maggiormente legato all’idea di regionalismo mediterraneo che muove il Presidente Macron: tornato alle origini del dialogo euromediterraneo, sembra che per l’Eliseo la costruzione di una intesa mediterranea si concentri unicamente sulla questione sicurezza-terrorismo-energia, in direzione bilaterale. Si era già palesata, questa idea di regionalismo, con il velato appoggio di Macron al Generale Haftar in Libia. Ciò porta con sé l’esclusione di qualsiasi possibile forma di multilateralismo che comprenda, oltretutto, Paesi che non hanno rapporti idilliaci con la Francia, nominalmente la Turchia, e in parte Siria e Libia (già fuori dai giochi). Ed arriviamo così al terzo aspetto, che discende logicamente dagli altri due: il ruolo della sponda Sud del Mediterraneo e dei suoi Paesi in quanto tali. Sembrano, questi, considerati come guardiani di frontiera, intrappolati nelle sedimentate problematiche che minano la stabilità sociopolitica dei loro sistemi. Ridotti ad interlocutori di primo ordine solo sulle questioni di sicurezza, c’è da domandarsi quale tipo di cooperazione si stia loro proponendo come Paesi europei ed Unione Europea nel complesso.
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