LA PARTECIPAZIONE DI STATI TERZI AI PROGRAMMI PESCO

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Per anni l’Unione europea è stata criticata per la sua mancanza di fiducia e di investimenti nel settore della difesa e della sicurezza. Il fallimento della Comunità europea di Difesa (CED) nel 1954 lasciò infatti una profonda cicatrice all’Unione, segnando la fine dell’idea di una difesa comune europea per oltre cinquant’anni e spingendo de facto i leader europei a subappaltare quest’ultima alla NATO. Incentivata da una combinazione di fattori, endogeni ed esogeni, come la “diplomazia dei metalli pesanti” di Putin e le conseguenze economiche e politiche dettate della Brexit, insieme con la diffusione del terrorismo transnazionale e del nazionalismo, l’UE ha introdotto un pacchetto di difesa comune che comprende: il Fondo europeo per la difesa (EDF), la Cooperazione strutturata permanente (PESCO) e la Revisione annuale coordinata sulla difesa (CARD).

Per mesi, un numero considerevole di personalità di spicco, tra cui Jens Stoltenberg e Chris Murphy, hanno avanzato severe critiche sul sopraccitato pacchetto di difesa, facendo eco alle preoccupazioni sollevate da Madeline Albright al vertice di St. Malo nel dicembre 1998. Alla riunione dei ministri degli Esteri della NATO, l’allora Segretario di Stato americano aveva infatti affermato che un’iniziativa di difesa europea per essere in grado di affrontare le carenze operative doveva evitare di “pregiudicare il processo decisionale della NATO”, attraverso quelle che ha definito le 3D: discriminazione, duplicazione e scissione (discrimination, duplication, de-linking).

Allo stesso modo, Stoltenberg e Murphy hanno recentemente sottolineato come il nuovo pacchetto di difesa europeo potrebbe ulteriormente indebolire l’Alleanza. Il linguaggio adottato nelle linee guida, sia dell’EDF sia della PESCO, impediva essenzialmente a qualsiasi compagnia non europea, comprese le filiali extra-UE che hanno sede in UE, che assumono cittadini europei e pagano le tasse all’UE, di partecipare ai progetti PESCO.   Alla luce dei sopraccitati timori americani, l’UE ha gradualmente iniziato ad aprirsi alla possibilità di far partecipare Stati terzi ai singoli progetti europei. Lo scorso 29 ottobre, Josep Borrell Fontelles, l’attuale Alto Rappresentante dell’UE, scrisse su Twitter che gliambasciatori del COREPER avevano trovato un accordo sulla partecipazione di Stati terzi ai progetti PESCO, consolidando ulteriormente la PESCO come quadro di riferimento per la cooperazione in materia di difesa europea.

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Lo scorso 5 novembre tutto questo è stato reso ufficiale dall’approvazione della decisione del Consiglio europeo che ha stabilito le condizioni generali alle quali gli Stati terzi possono essere eccezionalmente invitati a partecipare ai singoli progetti PESCO, aprendo la strada ad una più inclusiva difesa europea. L’Alto Rappresentante ha dichiarato in un post come si tratti di: “(…) Un passo importante (…) per affrontare le nostre sfide in materia di sicurezza e migliorare ulteriormente la difesa comune europea e, in ultima analisi, l’autonomia strategica dell’UE”. Nel documento approvato si legge che gli Stati terzi devono superare una serie di requisiti per essere invitati a prendere parte ai singoli progetti. In particolare, essi devono inviare una richiesta contenente “informazioni sufficientemente dettagliate sui motivi della partecipazione al progetto, nonché sulla portata e la forma della partecipazione proposta, nelle fasi del progetto”, mostrando inoltre l’adempimento a delle condizioni generali che sono elencate nell’Articolo 3.

Ad esempio, gli Stati Terzi devono condividere i principi e i valori dell’Unione europea, in conformità con l’Articolo 2 e 21 TEU, fornire valore aggiunto al progetto, rispettare gli impegni più vincolanti della PESCO e onorare le “relazioni di buon vicinato” con gli Stati membri. In aggiunta a quanto sopra, gli Stati candidati devono ottenere un “accordo sulla sicurezza delle informazioni” con l’Unione, così come un “accordo amministrativo” con l’Agenzia europea per la difesa (AED). Articolato in ventitré pagine, il documento approvato sembrerebbe dunque ribadire come la partecipazione di Stati terzi ai progetti PESCO debba essere interpretata come un’opportunità singolare. A supporto di questa tesi basti menzionare che l’eventuale concessione di un invito ad un Paese terzo deve essere approvata all’unanimità tutti i membri. In conclusione, è lecito affermare che il documento del Consiglio rappresenta un passo in avanti per la difesa europea. Nonostante questo, rimane da vedere se gli Stati terzi, in primis gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, che per primi hanno incoraggiato i leader europei ad optare per la massima apertura della difesa europea, troveranno i termini dell’accordo sufficientemente flessibili, e se, per contro, i leader europei troveranno le misure sufficientemente restrittive per limitare i trasferimenti di know-how della difesa generati dalla PESCO esclusivamente all’interno dell’EU.

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Costanza Pestarino. Studentessa del Master di Sicurezza Internazionale presso l'Università SciencesPo(Parigi) con concentrazioni in Europa e Rischi Globali.Nata a Genova nel 1997, ha conseguito la laurea triennale in Politica, filosofia e Economiapresso la Luiss Guido Carli (Roma). Nel 2018, ha trascorso il programma di scambiobilateralea Mosca presso Università Nazionale di Ricerca Scuola superiore di economia (Высшая Школа Экономики). Questo periodo le ha permesso di migliorare la conoscenza della lingua russa e di frequentare corsi mirati nel campo della sicurezza internazionale e delle relazioni UE-Russia.

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