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A partire da quest’oggi, 26 ottobre, il 19°Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese (PCC) si riunirà a Pechino per la sua quinta sessione plenaria. La riunione servirà a determinare le linee guida del 14°piano quinquennale, che verrà approvato in primavera, in occasione della Assemblea Nazionale del Popolo. Il piano stabilirà la direzione dello sviluppo economico del paese dal 2021 al 2025; considerando che il presidente Xi, qualora rispettasse il limite dei due mandati, passerà il testimone nel 2023, questo piano potrebbe essere la sua ultima occasione per imprimere un’influenza diretta sul futuro del paese. Il 14°piano sarà un’indicazione delle lezioni apprese dalla pandemia di Covid e dalle dispute commerciali e tecnologiche in cui la Cina è coinvolta. Seguendo il percorso delle parole dei protagonisti della politica cinese si individuano i temi sui quali si concentrerà il nuovo piano quinquennale: doppia circolazione e tecnologia.
Xi Jinping ha introdotto il concetto di doppia circolazione durante l’assemblea del Politburo del PCC il 14 maggio, servendosi di indicazioni vaghe, come nella tradizione politica cinese. L’idea principale sottesa a questo concetto è quella di spostare l’economia verso una maggiore dipendenza da produzione, distribuzione e consumi domestici (circolazione interna), allontanandosi gradualmente dalla centralità del commercio e degli investimenti internazionali (circolazione esterna). Per realizzare questo cambiamento, sarà necessario stimolare i consumi interni, spingendo le famiglie cinesi a rallentare la corsa al deposito dei propri risparmi.
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Lo stesso Xi Jinping, durante la cerimonia tenutasi a Shenzhen il 14 ottobre in occasione del 40° anniversario dell’apertura della zona economica speciale nella città, ha sottolineato che la circolazione esterna non verrà abolita, e che la Cina non chiuderà le porte ai compratori e agli investitori stranieri. A livello geopolitico la strategia di doppia circolazione è molto probabilmente frutto delle tensioni commerciali tra il paese, gli Stati Uniti e gli altri attori dell’Asia-Pacifico (Australia e India). Raggiungere una maggiore indipendenza dall’export verso questi paesi metterebbe al riparo l’economia cinese da eventuali rotture diplomatiche. A livello più pragmatico, la riduzione della domanda internazionale causata dalla pandemia insegna alla Cina che è necessario completare il ciclo economico di produzione e consumo all’interno del paese, senza affidarsi completamente ai partner commerciali.
L’altro punto enfatizzato da Xi stesso è la necessità di proseguire nello sviluppo tecnologico cinese, per diventare più autosufficienti nel settore dei microcomponenti, oggetto della discordia tra i produttori statunitensi e l’amministrazione Trump, che ha previsto il divieto di esportazione verso la Cina di semiconduttori contenenti tecnologia americana. Come ha ricordato Xi Jinping a Shenzhen, sede di Huawei, la Cina si muoverà verso un sempre maggiore sviluppo tecnologico, che verrà supportato da maggiori investimenti in ricerca e sviluppo.
Wang Qishan, vicepresidente della RPC, funzionario di lunga data impegnato nel settore finanziario ha sintetizzato il futuro dell’economia cinese in questi termini “il paese sta entrando in una fase di sviluppo di qualità”. Il nuovo piano quinquennale rappresenterà quindi una svolta nelle priorità che guidano lo sviluppo economico cinese? In attesa di maggiori dettagli sull’implementazione di queste strategie, capiremo se nella nuova Cina ci sarà posto anche per quello sviluppo sostenibile e green menzionato da Xi Jinping nel suo discorso alle Nazioni Unite il 22 settembre.
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