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Lo Stato più remoto e più inesplorato degli Stati Uniti è al centro dei progetti di esplorazione energetica dell’amministrazione Trump. Oltre la ricchezza mineraria del sottosuolo, l’Alaska si contraddistingue per una fortissima presenza di fauna unica al mondo. La legittimità di esplorazione deriva da una disposizione della Tax Cuts and Jobs Act (Title II) che precisa che la proposta di legge che proibisce la produzione di gas e petrolio nella ANWR non si applica alla piana costiera. Con la pubblicazione del Final Environmental Impact Assessment il progetto si appresta a diventare una possibilità concreta già nel prossimo futuro. Ma a guastare i piani repubblicani arriva una dichiarazione della Royal Bank of Canada che nella Policy Guidelines for Sensitive Sectors and Activities dichiara: “Due to its particular ecological and social significance and vulnerability, RBC will not provide direct financing for any project or transaction that involves exploration or development in the ANWR”. Dalla guideline rilasciata emerge una forte sensibilità della Royal Bank of Canada nei confronti di transazioni rivolte allo sfruttamento e allo sviluppo dell’Artico. La regione viene riconosciuta come altamente fragile e i progetti di sfruttamento vengono etichettati come azioni ad alto rischio per un ecosistema estremanente precario. Forti restrizioni a finanziamenti sono rivolte anche a progetti di estrazione di carbone e che prevedono lo sviluppo di industrie alimentate a carbone.
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E’ innegabile anche il ruolo che le rappresentanze delle popolazioni locali hanno svolto nel boicotaggio dei progetti di estrazione in Alaska. La Vuntut Gwitchin First Nation e il Gwich’in Tribal Council in rappresentanza dei popoli ancestrali dei territori canadesi settentrionali e dell’Alaska hanno infatti lanciato importanti campagne che hanno fortemente orientato la pubblicazione della Policy della Royal Bank of Canada. Siamo di fronte ad un evento estremamente rilevante. La decisa presa di posizione della Royal Bank of Canada testimonia una profonda consapevolezza dell’impatto che lo sfruttamento da idrocarburi può comportare in un ambiente tanto fragile. La prioritarizzazione della preservazione dell’ambiente e del rispetto delle esigenze delle comunità locali di fronte alle possibilità di sviluppo e guadagno economico rappresenta un forte segnale per gli investitori, per i politici e per le popolazioni stesse. Un segnale che di certo non intende compromettere le possibilità di uno sviluppo in artico, ma che contribuisce al reindirizzamento dei progetti di sviluppo in chiave sostenibile.
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