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Ersin Tatar, il candidato appoggiato da Ankara, vince le elezioni nella Repubblica Turca di Cipro del Nord e chiede la spartizione dell’isola e la ridefinizione delle zone economiche esclusive.
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Ersin Tatar, nazionalista di destra ed ex premier turco-cipriota, è il vincitore delle elezioni presidenziali tenutesi nelle scorse settimane nell’autoproclamata Repubblica Turca di Cipro del Nord. Al primo turno elettorale, l’11 ottobre, con il 32% dei voti, Tatar aveva ottenuto un leggero vantaggio sul suo principale avversario, il più moderato Mustafa Akinci, presidente uscente, che aveva riscosso il 30% dei consensi. Akinci, tuttavia, era considerato favorito al ballottaggio, in quanto si ipotizzava che l’appoggio dei candidati esclusi al primo turno gli avrebbe consentito di essere rieletto. Con sorpresa, però, a vincere il ballottaggio del 18 ottobre, diventando così il nuovo presidente della repubblica separatista di Cipro del Nord, con il 51,7% dei voti, è stato Tatar, il favorito di Ankara, fortemente sostenuto dal presidente turco Recep Tayyip Erdoğan.
A poche settimane dalla ripresa delle attività di perforazione ed esplorazione condotte dalla nave turca Oruc Reis nel Mediterraneo orientale, l’elezione di Ersin Tatar a presidente della Repubblica Turca di Cipro del Nord, riconosciuta come tale solo da Ankara e non dalla Comunità internazionale, rischia di assumere una forte connotazione geopolitica. Il programma di Tatar, infatti, appare perfettamente allineato alla politica di Ankara e alle sue ambizioni nel Mediterraneo. Ciò potrebbe influenzare in modo determinante gli sviluppi relativi alla questione di Cipro e la disputa per le risorse energetiche dell’area.
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Infatti, mentre Akinci sarebbe stato favorevole alla riunificazione dell’isola di Cipro secondo il modello federale, Tatar, diversamente, sostiene la soluzione a due Stati, con la separazione dello Stato turco-cipriota da quello greco-cipriota. Il presidente neoeletto, inoltre, ritiene che un accordo con Nicosia sulla ridefinizione delle zone economiche esclusive e, quindi, sui diritti di utilizzo di eventuali giacimenti di gas e petrolio, sia la conditio sine qua non per ridare slancio ai negoziati di pace.
È piuttosto evidente che la collaborazione tra Tatar ed Erdoğan, rafforzando ulteriormente la presenza turca a Cipro del Nord, potrebbe avere importanti ripercussioni anche sul piano internazionale e non solo sulle relazioni bilaterali dei due attori. L’eventuale ridefinizione delle ZEE, infatti, andrebbe ad alterare lo scenario attuale e favorirebbe le attività esplorative turche in acque europee. Ankara avanza lentamente e la tensione nel Mediterraneo orientale, dunque, continua a crescere.
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