[et_pb_section fb_built=”1″ _builder_version=”3.24.1″ custom_margin=”0px||” custom_padding=”0px||”][et_pb_row _builder_version=”3.25″ background_size=”initial” background_position=”top_left” background_repeat=”repeat” custom_margin=”0px||” custom_padding=”0px||”][et_pb_column type=”4_4″ _builder_version=”3.25″ custom_padding=”|||” custom_padding__hover=”|||”][et_pb_text _builder_version=”4.5.4″]
[/et_pb_text][et_pb_code _builder_version=”4.5.4″] style=”display:block; text-align:center;” data-ad-layout=”in-article” data-ad-format=”fluid” data-ad-client=”ca-pub-7315138348687543″ data-ad-slot=”8401026869″>[/et_pb_code][et_pb_text _builder_version=”4.5.4″]
La Oruç Reis, nave di esplorazione turca, ritorna in mare, precisamente a sud dell’isola greca di Kastellorizo. La sua missione durerà ben dieci giorni, secondo il comunicato Navtex. La Turchia è ritornata sui suoi passi dopo quasi un mese dal ritiro in porto della medesima nave e dall’apertura consequenziale dei colloqui diplomatici in sede NATO. Infruttuosi. Proprio questa situazione di stallo e continua incertezza, non solo in seno alla NATO ma anche all’Unione europea, deve aver convinto la Repubblica turca al rilascio in mare della nave, senza un formale accordo sulla disputa. Ma ci sono altri aspetti da non sottovalutare nella vicenda. Qualche settimana fa, infatti, ad est della Turchia si è infiammato un nuovo sempiterno conflitto fra Armenia ed Azerbaijan, nella regione del Nagorno-Karabakh. Dapprima che le tensioni si trasformassero in conflitto armato, la Turchia aveva chiarito inequivocabilmente a chi sarebbe andata la sua lealtà e la settimana scorsa, il Ministro degli Esteri Çavaşoğlu ha lasciato intendere fino a che punto la Turchia è pronta a spingersi per difendere gli interessi della popolazione azera.
[/et_pb_text][et_pb_code _builder_version=”4.5.4″] style=”display:block; text-align:center;” data-ad-layout=”in-article” data-ad-format=”fluid” data-ad-client=”ca-pub-7315138348687543″ data-ad-slot=”8401026869″>[/et_pb_code][et_pb_text _builder_version=”4.5.4″]
La realtà è molto più complessa: l’Azerbaijan è uno dei maggiori fornitori di gas di Ankara e la regione occupata del Nagorno-Karabakh è altamente strategica. Un’importanza strategica anche per l’Europa, che vedrebbe diminuita, con la costruzione del Corridoio meridionale, la sua dipendenza da Mosca. Si intende, Ankara sta giocando la partita del gas anche nelle sue vecchie zone di influenza territoriale, quali Armenia ed Azerbaijan. Il perdurare delle ostilità avrà certamente favorito il rilascio in mare della Oruç Reis: su almeno uno dei due territori la Turchia è sicura di spuntarla, sebbene vi sia uno stretto legame ideologico. Ma se il conflitto ha rinvigorito Ankara, sembra anche le abbia favorito un nuovo possibile nemico, prima impensabile: la Germania. La visita ufficiale del Ministo degli Esteri tedesco ad Ankara, mercoledì, è stataannullata. Il conflitto ad est e la posizione ferma e nuova, dopotutto – perché ha un potere negoziale più importante – della Turchia sulla questione deve preoccupare la Germania, che vede minacciata la sua centralità energetica in Europa e la realizzazione già travagliata del North Stream 2.
[/et_pb_text][et_pb_code _builder_version=”4.5.4″] style=”display:block” data-ad-format=”autorelaxed” data-ad-client=”ca-pub-7315138348687543″ data-ad-slot=”3043690149″>[/et_pb_code][/et_pb_column][/et_pb_row][/et_pb_section]