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Una nuova scoperta, un nuovo giacimento, a conferma di una leadership già ben consolidata nel settore energetico . Gazprom ha da poco dichiarato di aver scoperto nuovi giacimenti nel mare di Kara. Il fatto in sé costituisce inevitabilmente l’apertura a nuove opportunità, ed un valore commerciale molto più alto in termini di importanza sul mercato del gas russo. È importante sottolineare però, che la Cina ci ha messo più del solito zampino. Sembra infatti che le attività di perforazione esplorativa nel pozzo in questione, denominato N5 siano state possibili con impianti semisommergibili provenienti dalla China Oilfield Services Limited (COSL), per conto di Pechino. Le collaborazioni tra aziende russe e corporations cinesi non sono nuove nell’Artico. Bisogna ricordare che la Russia è stata sottoposta a più riprese a sanzioni provenienti occidentali, le quali hanno avuto degli inevitabili strascichi in campo economico. In particolare, a seguito delle sanzioni del 2014, la Russia ha registrato una discreta contrazione, in particolare dell’esportazione delle fonti energetiche esportate in Europa. La Russia però non si è persa d’animo ed ha cercato altrove un nuovo partner, trovandolo ad Oriente. Un percorso di cooperazione basato sulla fornitura di conoscenze e competenze da associare a quelle già consolidate dei russi; più concretamente però, la collaborazione si mostra, dal punto di vista operativo, con la fornitura di attrezzature ed impianti utili per la perforazione dei suoli.
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In Russia quindi, nella zona di Murmansk, è molto frequente la presenza di realtà cinesi, al servizio delle attività estrattive russe, non senza un risvolto conveniente anche per Pechino, ovviamente. Ad ogni modo, le attività estrattive degli ultimi tempi hanno avuto successo ed è stato rilevata una quantità tale da fornire un’afflusso di gas di circa 600.000 metri cubi al giorno. Il gas in questione sarà probabilmente utilizzato per scopi commerciali, essendo il fabbisogno interno abbastanza coperto. La collaborazione russo-cinese nel mare di Kara sembra essere molto proficua, comunque. Lo dimostra il fatto che gli impianti di perforazione cinese si trovino nell’area da quattro anni e, negli ultimi due, le attività esplorative hanno portato ad importanti scoperte. Nello spazio compreso tra la città di Murmansk e la penisola di Yamal ci sono le più grandi riserve di gas naturale della Russia e queste nuove scoperte nel mare di Kara costituiscono una maggiore fonte produttiva da aggiungere alla rete, già esistente di condutture. Il sistema noto come North Stream che conduce l’energia verso il centro della Russia e verso l’Europa. Inoltre questa scoperta costituisce un nuovo punto a favore della Russia. La leadership di Mosca nel campo dell’estrazione di gas, non è in discussione, ma gli ultimi avvenimenti, rendono più solida questa condizione. Con l’Europa occidentale c’è un discorso ancora aperto, dato che i vari paesi europei esportano una buona parte del gas che serve a coprire il fabbisogno interno, e la Russia resta uno dei maggiori fornitori. Le sanzioni non hanno arrestato il processo e Mosca intende perseguire il suo obiettivo: rendere i paesi europei dipendenti dalle fonti energetiche russe.
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