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Il Presidente, sua moglie Melania e una parte del suo staff, sono positivi al coronavirus. A meno di un mese dalle elezioni, ciò rende la campagna elettorale più atipica della storia contemporanea degli Stati Uniti, ancora più imprevedibile.
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Le notizie sulle condizioni di salute del Presidente sono contrastanti. Sembra difficile poter affermare con certezza come stia Trump, ma ciò di cui siamo sicuri è che adesso le regole del gioco cambieranno. Trump è ricoverato da venerdì al Walter Reed National Military Medical Center, l’ospedale militare dei presidenti in Maryland, a Bethesda. I medici si dicono ottimisti sui possibili miglioramenti del Presidente, che però non è ancora fuori pericolo. Il contagio sembrerebbe risalire alla cerimonia di nomina di Amy Coney Barrett alla Corte Suprema, svoltasi nel mancato rispetto del distanziamento fisico. L’inquilino della Casa Bianca ha postato un video su Twitter in cui ringrazia per il supporto e coglie l’occasione per richiamare il tema che da venerdì sta infiammando la stampa e le cabine di regia politiche di questa campagna: “Penso che tornerò presto. Sono impaziente di finire la campagna nel modo in cui l’abbiamo iniziata”. Al di là delle polemiche sulla tempestività del ricovero e sui ritardi nella comunicazione della positività del leader, questa notizia inciderà molto sul prossimo mese, quello decisivo per i prossimi quattro anni. Trump ha 74 anni e molte patologie pregresse: è a tutti gli effetti un paziente ad alto rischio.
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Che effetto avrà sull’elettorato? Marginalizzerà gli scettici del virus e farà perdere credibilità a Trump, o avvicinerà emotivamente i cittadini al proprio anziano Presidente malato? Se dovesse vincere il sentimento di solidarietà verso Trump, i suoi oppositori difficilmente proseguirebbero con la tattica degli attacchi frontali (di cui il sito di Biden è intriso) ed egli, soprattutto qualora dovesse riprendersi rapidamente, ne trarrebbe vantaggio dimostrando la scarsa pericolosità del virus da lui ribadita per mesi. Biden ha già ritirato gli spot televisivi contro Trump. Ovviamente i grandi eventi della campagna sono stati posticipati a data da destinarsi, così come i dibattiti tra i candidati, particolarmente attesi dopo l’ultimo discusso e criticato confronto della scorsa settimana. Mai come questa volta il dibattito tra i candidati vice presidenti Pence e Harris assumerà importanza, soprattutto qualora fosse l’ultimo.
In questo momento la campagna, e forse anche di più, è nelle mani di Pence. Nel duello del 7 ottobre contro la Harris, dovrà riscattare il suo Presidente con una prestazione memorabile. Ma dovrà fare ben altro. Se Trump non si riprenderà velocemente, Pence dovrà portare avanti la campagna da solo. Melania, che al momento è in salute, gli potrebbe essere di grande aiuto. Inoltre se Trump non riuscisse più a ricoprire il suo ruolo, la Costituzione prevede che possa cedere tutti i suoi poteri al vice. E se a Trump accadesse il peggio? Se dovesse vincere e successivamente venire a mancare, a Pence spetterebbe un mandato pieno e legittimo da Presidente. E se Trump venisse a mancare prima del voto? Il candidato Presidente verrebbe designato dal comitato direttivo del partito repubblicano. Pence sarebbe senza dubbio il favorito. Potrebbero rinviare le elezioni? Solo il Congresso può prendere una decisione simile e non lo ha fatto nemmeno durante la guerra civile. Tale scenario sembra quindi alquanto improbabile.
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