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Venerdì 11 settembre 2020, il presidente Xi Jinping ha ospitato, a Pechino, il simposio sul tema dello sviluppo scientifico e tecnologico in riferimento al 14° piano quinquennale (2021-2025). Durante questo evento, Xi ha ribadito l’importanza fondamentale della scienza e della tecnologia a supporto dello sviluppo economico e sociale. La decisa sottolineatura del ruolo dello sviluppo scientifico e tecnologico per il successo della nazione cinese arriva nel momento in cui Pechino si propone come leader nella ricerca per un vaccino contro il Covid-19. Con quattro diversi vaccini nella fase finale di sperimentazione, la promessa di rendere l’eventuale prodotto disponibile a livello globale e l’offerta di prestiti per il suo acquisto, la Cina vuole affermarsi come partner affidabile anche dal punto di vista scientifico-tecnologico.
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Tre indicatori aiutano nel comprendere in quale misura lo sviluppo tecnologico cinese sia integrato a livello globale. In primis, la Banca Mondiale fornisce dati riguardo la percentuale del PIL spesa da governi, aziende, università e non profit nei settori di ricerca e sviluppo (R&D). Gli ultimi dati disponibili, riferiti al 2018, mostrano la spesa cinese in R&D pari al 2.18% del suo PIL, una percentuale maggiore di Australia, Regno Unito, Canada e Italia e minore di Francia, Germania, Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud. La Cina prosegue in un trend di costante crescita, con un aumento di spesa per ricerca e sviluppo più che triplicato negli ultimi vent’anni. Un’ulteriore misura della forza tecnologica cinese risiede nella percentuale di esportazioni di prodotti manifatturieri ad alta tecnologia, ossia dedicati ai settori aerospaziale, farmaceutico, di macchine elettriche, strumenti scientifici e computer, rispetto al totale degli export. Pechino in questo caso dimostra una competitività assoluta, vicina a quella sud-coreana, con gli export high-tech pari al 31% del totale nel 2018, ben al di sopra di Stati Uniti, Germania, Regno Unito, Giappone ed Italia.
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Infine, un indicatore che rivela la complessità di questa ambizione cinese riguarda il numero e la tipologia di brevetti per cui aziende e cittadini cinesi hanno depositato domanda. Secondo i dati della World Intellectual Property Organisaztion (WIPO), agenzia specializzata delle Nazioni Unite, la Cina, nel 2019, ha superato per la prima volta gli Stati Uniti per numero di domande di brevetto depositate in ottemperanza alle norme dell’agenzia stessa. La competitività cinese è evidente sia nel settore business, con sei aziende tra le prime dieci per numero di domande depositate, che nel settore della ricerca universitaria, con le università Tsinghua e di Shenzen, al secondo e terzo posto tra le istituzioni globali.
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Tuttavia, la questione dei brevetti risulta essere ambigua; i brevetti garantiti in Cina continentale, infatti, ricevono un basso numero di citazioni dagli attori del settore e sono prevalentemente dedicati all’industria della tecnologia dell’informazione e della comunicazione (ICT) restando indietro nei settori delle biotecnologie e della tecnologia medica. In conclusione, l’upgrade tecnologico cinese proposto da Xi Jinping poggia su basi costruite negli ultimi vent’anni, che hanno permesso al dragone di primeggiare nell’esportazione di manufatti ad alto impiego tecnologico. Ciononostante, la debolezza nelle innovazioni tecnologiche per il settore sanitario potrebbe costituire un ostacolo per la promessa cinese di un vaccino anti-Covid per l’umanità intera.
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