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La vendita di F-35 agli Emirati Arabi Uniti, come parte dell’accordo, non mette in discussione la superiorità militare di Israele. Ma è funzionale per nuove e forti alleanze anti-Iran.
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Un punto cruciale del nuovo accordo tra Israele ed Emirati Arabi Uniti, chiamato propagandisticamente di pace, riguarda la vendita di armi tecnologicamente avanzate, nel contesto di una normalizzazione dei rapporti tra i due Paesi. Il Segretario di Stato, Mike Pompeo, grazie ad un tour di pochi giorni che lo porterà ad incontrare gli alti funzionari degli Emirati Arabi Uniti, Sudan e Bahrain, dopo l’incontro a Gerusalemme con il premier israeliano, spera di ottenere un effetto domino. Pompeo auspica che il recente accordo rappresenti solo il primo passo verso un più ampio progetto di normalizzazione delle relazioni tra Israele ed altri Paesi della regione. Il Sudan, che sembrava essere il prossimo Paese a normalizzare i rapporti con Israele, in realtà, ha specificato che ciò non rientra tra gli obiettivi dell’attuale governo di transizione, pertanto non si potrà parlare di normalizzazione prima del 2022.
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Secondo il quotidiano israelianoYedioth Ahronoth, la fornitura agli Emirati di F-35 è motivo di tensione interna per il governo di Bibi Netanyahu. Il Mossad e il primo ministro spingono per la vendita di armi, mentre il ministro della Difesa è contrario, dal momento che ciò potrebbe rappresentare una minaccia per la sicurezza di Israele, e, ancora più grave, le armi potrebbero finire nelle mani dell’Iran. In particolare, si teme che la superiorità tecnologica e militare di Israele nella regione sia messa in pericolo. Attualmente, è l’unico Paese nel Medio Oriente a possedere gli aerei di combattimento più avanzati, vantaggio utile per fronteggiare le molteplici minacce derivanti dai Paesi vicini ostili.
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Tuttavia, Washington ha assicurato la salvaguardia del vantaggio militare di Tel Aviv, in quanto “gli Stati Uniti hanno l’obbligo giuridico di rispettare la qualitative military edge”. In realtà, anche se gli Emirati Arabi Uniti venissero in possesso degli F-35, la fornitura di armi potrebbe richiedere dai sei agli otto anni e potrebbe anche essere interrotta dalle amministrazioni future. Improbabile che una superpotenza come Israele, che possiede uno degli eserciti più tecnologicamente avanzati al mondo, venga messa in discussione così facilmente.
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Nelle parole di Friedman, ambasciatore USA a Gerusalemme, “migliorare l’arsenale degli Emirati sarà un beneficio per le Nazioni alleate contro l’Iran.” La priorità assoluta è il contenimento di Teheran, controbilanciare “la maligna influenza dell’Iran nella regione”, come ha scritto Pompeo su Twitter.
Si stanno ridefinendo nuovi equilibri in Medio Oriente ed Israele sarà uno dei maggiori artefici.
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