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In Egitto, si sono appena concluse le elezioni per il Senato, le prime dopo la reintroduzione del sistema bicamerale. Un’occasione in più per consolidare il potere di al-Sisi.
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In Egitto, il 10 e l’11 agosto si sono tenute le elezioni per il Senato, Majlis al-Shura, le prime dopo la sua eliminazione introdotta dalla costituzione del 2014. Gli emendamenti alla costituzione, effettuati nel 2019, hanno, infatti, ristabilito il sistema bicamerale in Egitto. Il Senato è composto da 300 membri, un terzo dei quali sarà indicato, direttamente, dal Presidente Al-Sisi.
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Bahaaeddin Abu Shoka, capo del comitato parlamentare per gli affari legislativi e costituzionali, ha dichiarato che la camera del Senato sarà un importante passo avanti per la democrazia. Tuttavia, in Egitto rimane ben poco di democratico. La stessa costituzione del 2014 non è stata redatta in maniera trasparente e il referendum dell’aprile del 2019 ha registrato molteplici irregolarità ed interferenze da parte delle forze pro-governative. In un clima di repressione delle opposizioni, quasi il 90% dei votanti votò a favore dei cambiamenti costituzionali, i quali rendevano possibile la re-elezione di al-Sisi nel 2024, estendevano la durata della carica presidenziale a sei anni, espandevano il controllo del Presidente sulla magistratura ed enfatizzavano il ruolo dei militari nella politica egiziana, responsabili di proteggere lo stato civile.
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Il Covid-19 ha, senza dubbio, contribuito a rafforzare il potere nelle mani di al-Sisi, a scapito delle libertà politiche. La crisi sanitaria è stata strumentalizzata per reprimere le voci dissidenti, facendo poco o nulla per gestire la diffusione del virus. Al contrario, i medici, gli infermieri e tutto il personale sanitario sono stati oggetti di campagne di intimidazioni da parte del governo e vittime di arresti arbitrari. Lo stato di emergenza costituisce la normalità in Egitto. Dal 1981, non è mai stato revocato, se non per previ periodi. Nel mezzo della pandemia, il governo ha approvato una serie di emendamenti che attribuisce ulteriori poteri al Presidente, che permettono di restringere le libertà personali. In particolare, uno di questi emendamenti proibisce “le adunate pubbliche, le proteste, le manifestazioni, i festival e qualunque altro tipo di raggruppamento”. Ciò rende ancora più difficile, se non impossibile, per lo opposizioni giungere al potere tramite il processo elettorale, rigidamente controllato dalle forze governative.
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Le elezioni, secondo le parole di al-Sisi, serviranno a dare voce alle minoranze, dimostrando al mondo intero che l’Egitto è una democrazia funzionante. Queste elezioni, però, saranno un’occasione per consolidare il potere di al-Sisi, per dare la parvenza di essere un sistema democratico. Saranno l’ennesima farsa di un governo autoritario e repressivo che sembra voler riconquistare il suo ruolo di potenza egemone nell’area.
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