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Con la costruzione di un nuovo porto a Finnafjord l’Islanda punta ad acquisire un ruolo ancor più rilevante nel nuovo scenario artico
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La porta d’accesso alla Northern Sea Route, così viene immaginato il ruolo del nuovo porto che sorgerà a Finnafjord, nella parte Nord orientale dell’Islanda, non molto lontano da Langanesbyggð. Un progetto a partecipazione internazionale a guida tedesca (Bremenports) che punta a rivoluzionare il traffico marittimo nelle acque del Nord. I lavori iniziarono più di dieci anni fa, quando i rilevamenti accertarono una profondità delle acque antistanti la baia dai 25 ai 70 metri, ideali per la costruzione di un porto ad acque profonde destinato all’attracco di grandi navi per il transito oceanico. Inoltre la baia di Finnafjord è ideale anche da un punto di vista atmosferico poichè la zona è perennemente libera da ghiacci e priva di fenomeni atmosferici marini estremi. Il progetto è ambizioso, infatti si prevedono 6 chilometri di banchine e 1200 ettari di infrastruttura industriale. L’Head of Business di Efla, azienda partner della Bremenport nella realizzazione del progetto, esalta i vantaggi della posizione islandese nello sviluppo del traffico marittimo artico: “The increase in trans-arctic shipment during the last years has truly marked Iceland as an ideal location for a new deep sea port and transshipment Hub in the North Atlantic ocean. Finnafjord is most likely the best location for such a harbor in Iceland,”
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Il progetto si colloca all’interno di un quadro di sviluppo generale dell’Artico che vede nel miglioramento infrastrutturale uno dei punti chiave. Progetti a partecipazione internazionale anche per i vantaggi economici che ne possono derivare: la Cina in particolare sembra poter trarre il massimo profitto dalla realizzazione di questo progetto dato che controlla l’80% del trasporto marittimo globale. Infatti Pechino è sempre più interessata a creare canali commerciali marittimi alternativi allo stretto di Malacca che la rende ancora troppo dipendente dai rapporti con gli Stati Uniti, che tutt’ora vivono un costante deterioramento. Per la Cina la soluzione al “dilemma di Malacca” è certo una priorità, ma questo è il quadro auspicato da coloro che vedono nello scioglimento dei ghiacci il bicchiere mezzo pieno, ma c’è ben altro.
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