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Carrie Lam rimanda le elezioni legislative causa Covid-19. Questa scelta rafforzerà la credibilità del suo esecutivo?
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Hong Kong, nota in tutto il mondo in qualità di centro finanziario e simbolo dell’Asia moderna, sembra avviarsi verso il tramonto di tale splendore. Infatti, in poco più di un anno, la città è stata teatro delle proteste legate alla legge sull’estrazione, della rinascita di un forte movimento democratico e recentemente della implementazione della legge sulla sicurezza nazionale. A questa instabilità politica, che ha causato danni ingenti all’economia locale, basti pensare al PIL del terzo trimestre -2,9% sul Q2, si deve aggiungere il dramma covid-19 di cui Hong Kong sta attraversando la terza ondata.
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Da 7 mesi a questa parte, ad Hong Kong sono stati rilevati 3.512 casi e 34 decessi, numeri piuttosto bassi considerando la prossimità alla Cina continentale, ma che proprio per questo motivo necessitano di accurate misure preventive. Tralasciando le pesanti conseguenze economiche del virus, la scorsa settimana sono apparse evidenti anche quelle politiche.
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Giocando la carta covid, la Chief Executive Carrie Lam ha infatti posticipato le elezioni legislative previste per il prossimo 5 settembre di dodici mesi esatti, fino al 6 settembre 2021. Lo svolgimento delle elezioni come da calendario originale, sarebbe stato un segnale strategico e una possibilità per l’esecutivo di dimostrare con i fatti la promessa di non alterare le libertà democratiche del territorio. Votare il prossimo mese avrebbe significato respingere le critiche della comunità internazionale e forse riguadagnare il voto per la fazione pro-establishment (pro-Pechino) degli elettori non completamente aderenti alla causa pro-democratica.
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Tuttavia, la decisone di post porre le elezioni, tenutesi in altri 50 paesi durante il Covid, accompagnata dalla squalifica di una dozzina di candidati del campo democratico, non fa altro che rafforzare le accuse contro l’esecutivo e nutrire i sospetti di una motivazione strettamente politica, e non sanitaria, dietro al rinvio delle consultazioni. Ripensando anche alla pesante sconfitta subita dall’establishment nelle elezioni distrettuali dello scorso autunno, viene a delinearsi un quadro piuttosto cupo.
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Nel caso in cui la leadership avesse rimandato le elezioni puramente per motivi sanitari e senza alcuna intenzione politica, allora la strategia comunicativa e la sua tempistica sarebbero potute essere più chiare e puntuali. Nel caso in cui la motivazione fosse meramente politica, l’esecutivo rischierebbe un duro colpo a settembre 2021, qualora il movimento democratico riuscisse a rimanere coeso e ad attirare nuovi sostenitori.
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In entrambi i casi, Carrie Lam e i membri di gabinetto hanno perso un’occasione unica per riabilitarsi agli occhi della comunità internazionale e di una buona parte della popolazione di Hong Kong.
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