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Le restrizioni introdotte dall’amministrazione Trump nei confronti degli studenti universitari cinesi causeranno gravi perdite nelle casse degli atenei americani, mettendo il crisi il progetto nazionalista del presidente.
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Il 7 luglio il Dipartimento di Sicurezza Interna degli Stati Uniti ha pubblicato nuove linee guida in materia di immigrazione secondo le quali gli studenti universitari stranieri, a partire da settembre, non potranno restare nel paese se i corsi ai quali sono iscritti si terranno interamente in modalità online. Questa misura avrà certamente delle ripercussioni nel tasso di iscrizione di studenti internazionali, in particolare dei ragazzi provenienti dal continente asiatico. Infatti, questi consideravano la possibilità di vivere in America, in un contesto culturale diverso da quello di origine, come la motivazione primaria per l’iscrizione universitaria negli States.
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Ma chi sono gli studenti internazionali negli USA? Su un totale di circa 1 milione di studenti, compresi i laureandi di secondo livello, la popolazione più numerosa è, nemmeno a dirlo, quella cinese, seguita a breve distanza dagli studenti indiani. Il numero ragazzi di Pechino, circa 370 mila in totale, è aumentato costantemente nell’ultimo decennio, riempiendo le casse delle università pubbliche e private attraverso tasse d’iscrizione più elevate, donazioni e contributi a progetti di ricerca.
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L’ultima stretta sugli studenti internazionali, giustificata dalla pandemia, fa seguito ad un decreto e una proposta specificamente rivolti agli studenti cinesi. Nel 2019, l’amministrazione Trump ha diminuito da 5 a 1 anno la durata del visto per gli studenti cinesi iscritti a corsi di laurea magistrale negli USA alle facoltà di aviazione, robotica e manifatture avanzate per timori di furto di proprietà intellettuali. In parallelo, a seguito di un’indagine FBI riguardo il furto di segreti biomedici da parte di scienziati aventi legami con Pechino, l’amministrazione ha proposto di cancellare il visto per studenti e ricercatori legati ad universita cinesi affiliate all’Esercito Popolare di Liberazione, siano queste ad esclusivo scopo militare, o tecnico-scientifiche.
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Le restrizioni annunciate ed effettive proposte dalla Casa Bianca, si inseriscono dunque nel contesto delle tensioni Cina-USA e della retorica delle minacce alla sicurezza nazionale. In questo caso però, cosi come per il taglio delle importazioni di beni cinesi, potrebbero essere proprio gli Stati Uniti a soffrire. Se gli studenti cinesi non saranno più ben accetti nei campus americani, è naturale aspettarsi un drastico calo delle donazioni e dei contributi ai progetti di ricerca da parte cinese. Si pensi che l’università di Harvard è stata tra il 2013 e il 2019 la prima destinazione di donazioni cinesi, per un totale di 90 milioni di dollari.
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Ma se le grandi della Ivy League sopravviveranno anche senza contributi cinesi, è probabile che invece le tante piccole università pubbliche che ad oggi ricevono donazioni da Pechino ne risentiranno maggiormente. Togliendo una fetta cospicua di tasse universitarie, donazioni e fondi per I progetti di ricerca, chi pagherà per lo sviluppo di nuove tecnologie, che secondo l’amministrazione dovrebbero far tornare l’America grande e sconfiggere il dragone? Nel complesso, la politica americana nei confronti degli studenti cinesi sembra dannosa per gli States stessi, qualora le gravi perdite subite dalle università non venissero compensate da maggiori fondi federali. Make America Great Again sembra quindi difficile senza l’aiuto dei nemici cinesi.
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