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A distanza di cinque anni dall’intervento saudita in Yemen, l’obiettivo di sconfiggere gli Houthi è lontano dall’essere raggiunto. La strategia della monarchia si è rivelata fallimentare ed ora cerca una via d’uscita da un conflitto che si complica ulteriormente
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Le Forze Separatiste del Sud hanno preso il controllo dell’isola di Socotra, dichiarato patrimonio UNESCO. La posizione dell’isola è strategica, in quanto si trova all’entrata del Golfo di Aden, punto di collegamento tra il Mar Rosso e l’Oceano Indiano, grazie allo stretto di Bab al Mandeb. Per capire la sua importanza geo-strategica, basti pensare che dal Bab al Mandeb passa il 5% del commercio mondiale di petrolio.
Il governatore dell’isola, Ramzi Mahrous, ha accusato le forze saudite di aver facilitato la presa del potere da parte del Consiglio di Transizione del sud. Azione criticata anche dal governo di Hadi, governo internazionalmente riconosciuto e supportato, ufficialmente, dall’Arabia Saudita.
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Ad aprile, il movimento secessionista ha dichiarato il pieno controllo della parte meridionale del paese, rompendo la tregua e l’accordo di pace, firmato a novembre scorso. Questa dichiarazione ha complicato, ulteriormente, il conflitto. Ora, nonostante l’accordo raggiunto tra Hadi e il Consiglio di Transizione, appare sempre più evidente che la monarchia cerca il disimpegno.
L’Arabia Saudita è impantanata da cinque anni in un conflitto i cui costi non valgono i benefici. L’obiettivo iniziale che ha spinto la coalizione saudita ad intervenire, ossia sconfiggere i ribelli Houthi, è ben lontano dall’essere raggiunto. Al contrario, nel corso del conflitto, si è assistito ad un rafforzamento della loro posizione, grazie ad una serie di conquiste territoriali.
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L’Arabia Saudita cerca un’exit strategy. L’obiettivo è quello di uscire dal conflitto, cercando di “salvare la faccia”, nonostante il costo, sia in termini finanziari che in termini di vite umane, sia diventato insostenibile. Un tentativo era stato già effettuato nell’aprile di quest’anno. La diffusione del coronavirus aveva offerto l’opportunità di terminare le ostilità, utilizzando la scusante umanitaria. L’annuncio del cessate il fuoco unilaterale, non rispettato dai ribelli, serviva per concentrare le risorse del regno nella gestione della situazione domestica, complicata dallo scoppio della pandemia. Il tentativo di far ritornare le parti a rispettare gli accordi di Riyad potrebbe essere l’ultimo, disperato tentativo da parte saudita di ridurre il suo coinvolgimento nel conflitto.
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