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L’azienda cinese con ambizioni globali zoppica in una battaglia geopolitica da cui rischia di uscire sconfitta. Mercoledì 27 maggio la Corte Suprema della Colombia Britannica, Canada, ha confermato che le accuse contestate alla CFO di Huawei Meng Wanzhou costituirebbero reato anche sul suolo canadese, di fatto accelerando la procedura di estradizione verso gli Stati Uniti, che ne avevano richiesto l’arresto.
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Meng, figlia del fondatore e CEO di Huawei Ren Zhengfei, era stata arrestata nel dicembre 2018 con l’accusa di aver violato le sanzioni americane rivolte all’Iran, convincendo in maniera fraudolenta la banca HSBC a finanziare gli investimenti di una controllata di Huawei nella regione.Successivamente alla sentenza della scorsa settimana, l’ambasciata cinese a Ottawa ha rilasciato un comunicato accusando USA e Canada di abusare delle loro relazioni bilaterali per danneggiare una cittadina cinese.
Il portavoce del ministero degli esteri Zhao Lijian ha esortato Ottawa a rilasciare Meng per prevenire gravi conseguenze nella relazioni bilaterali tra i due paesi.La conferma del proseguimento dell’iter processuale per Meng, che in patria viene celebrata come vittima di una cospirazione americana, è arrivata dopo una settimana complicata per Huawei.
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Il 19 maggio il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha introdotto il divieto per le aziende produttrici di microchip in tutto il mondo di utilizzare macchine o software americani per fabbricare semiconduttori da vendere a Huawei. Queste nuove misure estendono il precedente divieto di esportare componenti prodotte negli Stati Uniti e di fatto interrompono la filiera di Huawei. L’azienda, attualmente, acquista la maggioranza dei chip dalla Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (TSMC), che però utilizza tecnologia americana per la produzione. Considerando che circa il 10-12% del fatturato di TSMC proviene da Huawei, l’azienda probabilmente chiederà all’amministrazione americana un permesso speciale, che difficilmente verrà garantito, per continuare le sue operazioni. A fronte di queste incertezze, Huawei accelera sullo sviluppo autonomo di componenti, con l’obiettivo di non dipendere più da tecnologia straniera.
In aggiunta ai guai con la giustizia americana e l’interruzione delle filiera, Huawei nell’ultima settimana ha incontrato un clima ostile anche nel Regno Unito. Boris Johnson, in netto contrasto con il precedente consenso all’utilizzo di tecnologia Huawei, ha ordinato una strategia per escludere l’azienda dalle infrastrutture 5G britanniche entro il 2023. Questo cambiamento di rotta sembra essere causato dalle richieste dei parlamentari del Partito Conservatore di adottare una linea più dura nei confronti di Pechino, cercando invece nuove intese con Washington nell’era post-covid.
In un momento di crisi internazionale, l’azienda simbolo del rinnovamento cinese e della sua voglia di successo internazionale naviga in correnti pericolose e per ora contrarie. Per non perdere la battaglia ideologica e la guerra tecnologica con gli Stati Uniti, Huawei dovrà dimostrare uno spirito innovativo ed onesto, che potrebbe rilanciare l’azienda ai vertici delle ambizioni tecnologiche mondiali.
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